«I 130mila euro arrivati da alcuni “business angel” russi serviranno a consolidarci. Il loro è un nuovo modello di investimento rispetto ai francesi, che hanno comprato le aziende italiane: cioè favorirne la crescita attraverso la loro connessione»: Luigi Rinaldi, 34 anni, ha lasciato la Silicon Valley per Pescara, dove insieme al socio Davide Bianchi, export manager per brand del lusso made in Italy, ha lanciato Luxalia.it, una community B2B di imprese del lusso made in Italy in cerca di partner. «Le piccole e medie imprese sono la maggioranza della nostra manifattura d'eccellenza, ma hanno spesso il problema del ricambio generazionale e manageriale – spiega –. Noi diamo loro la possibilità di completare la loro filiera».
Su Luxalia.it (il nome fonde “luxury” e “Italia”) non si trovano infatti prodotti finiti, ma componenti, servizi, e persino professionisti, dall'art director allo stilista. Funziona così: un'azienda invia una richiesta per entrare nella community, poi un “ambassador” Luxalia (per ora sono tre) la valuta e, se il giudizio è positivo, invia un invito (cartaceo) con un codice di accesso alla piattaforma.
Per ora sono 250 le aziende accettate, che producono abiti, pelletteria, accessori e gioielli, «anche se la richiesta è molto più alta – prosegue Rinaldi – . Ma noi vogliamo lavorare più sulla qualità che sulla quantità. Vogliamo essere per l'eccellenza manifatturiera italiana quello che Alibaba.com è stato per le aziende cinesi». Ma con il gigante di Mr. Ma c'è una sostanziale differenza: «Noi collaboriamo con i nostri membri, cioè diamo loro anche uno spazio dove condividere informazioni, scadenze, fare conference call, scambiarsi anche bozzetti – aggiunge Rinaldi, che è anche ceo di un incubatore di start-up, Enry's Island, con base a Dublino –. Inoltre, curiamo i contenuti dell'azienda e se qualcuno, prima di concludere un accordo, desidera un ulteriore controllo di qualità sul potenziale partner, offriamo un servizio di “ispezione”, con un esperto che visita fisicamente l'azienda e ne esamina i prodotti e persino i macchinari». Per ora tutto è gratuito, ma in futuro sono previsti anche servizi “pay”. E se le cose andranno secondo i piani, nel 2016 Luxalia.it ospiterà già 3-4mila aziende e sarà pronta a replicare il suo format anche in altri Paesi ad alto tasso di “savoir faire” come la Francia o la Spagna.
© Riproduzione riservata