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Internazionalizzazione e sostegno al made in Italy: a Pitti Uomo 88 il Governo conferma il suo impegno per la moda

«Il Governo Renzi ha messo a disposizione degli imprenditori italiani una “cassetta degli attrezzi” da utilizzare per amplificare questi primi segnali di ripresa: tra questi il Piano straordinario per il made in Italy, che prevede lo stanziamento di 45 milioni a sostegno delle manifestazioni fieristiche e, di questi, ben 18 alle fiere legate al mondo della moda. Credo che avremo la possibilità di rivedere l'allocazione di questo budget a vantaggio di Firenze, un'area nella quale si concentrano molte delle eccellenze che il nostro Paese vanta». È un assist alla kermesse fiorentina quello che Federica Guidi, ministro per lo Sviluppo Economico, ha lanciato questa mattina a Palazzo Vecchio durante il suo intervento alla conferenza stampa di apertura dell'88esima edizione di Pitti Immagine Uomo, che riunirà alla Fortezza da Basso di Firenze, fino a venerdi 19, ben 1178 marchi di moda uomo e donna, italiani e stranieri.

Federica Guidi, che nel febbraio 2014 ha lasciato la vicepresidenza di Confindustria per insediarsi allo Sviluppo Economico, ha voluto sottolineare il ruolo primario giocato dall'imprenditoria nel nostro Paese, senza addolcire la contingenza con la promessa della ripresa tanto auspicata: «Non va data per scontata perché è ancora flebile – ha detto il ministro– ma i segnali positivi ci sono e possono essere corroborati da quella tenacia che le aziende italiane hanno dimostrato di avere anche durante gli anni peggiori della crisi». L'intento del Governo Renzi, nelle parole della titolare dello Sviluppo Economico, sarebbe quello di «Sostenere le filiere produttive e attirare investitori stranieri nell'ottica di supportare le imprese nei loro tre capisaldi: saper inventare, saper produrre e saper vendere. Per questo abbiamo pensato a misure come il Patent Box e il credito di imposta sulla Ricerca e Sviluppo. Non consideriamo affatto concluso il nostro compito: faremo il possibile e anche l'impossibile».

Quando si parla di Pitti Uomo, il legame tra il settore moda – che, concorda il ministro Guidi, è uno dei settori emblematici quando si parla di genialità e capacità produttiva in Italia – e il territorio è uno dei temi chiave: «Tra il 2007e il 2013 l'export manifatturiero dell'area metropolitana di Firenze è cresciuto del 20% contro il +7% registrato a livello nazionale: è merito del distretto della pelletteria e delle calzature che rappresenta una delle eccellenze italiane ad avere maggiore riscontro a livello mondiale» ha detto Dario Nardella. Il sindaco di Firenze ha evidenziato il cambiamento decisivo che sta avvenendo entro e fuori la Fortezza da Basso: «Pitti e Firenze sono la stessa cosa e insieme stanno cambiando: il fatto che un espositore su due sia straniero è segno che ci stiamo aprendo all'estero».

L'internazionalizzazione è uno dei temi clou a Pitti, trait d'union di svariate iniziative e collaborazione: «Per quest'edizione abbiamo portato a Firenze 200 persone tra stampa e buyer stranieri» ha detto Roberto Luongo, direttore generale di Ice . E, insieme, è una delle principali sfide che oggi le imprese italiane devono intraprendere al fine di uno sviluppo duraturo. Una sfida complicata, soprattutto per le piccole e medie imprese che compongono il tessuto manifatturiero per cui l'Italia è famosa in tutto il mondo: «Questo è un momento positivo per la moda uomo – ha detto Gaetano Marzotto, presidente di Pitti Immagine – il dollaro forte, che ha fatto salire in consumi di moda italiana negli Usa del 15% nei primi tre mesi del 2015, rappresenta un importante driver di crescita per le esportazioni dei prodotti italiani. Bisogna però che le imprese italiane siano in grado di cogliere questa grande opportunità: contiamo sul governo per aiutare piccolo marchi a posizionarsi a livello di distribuzione e per aumentare il potere di acquisto delle nuove generazioni, linfa vitale di cui il sistema moda non può fare a meno». I numeri, del resto, confermano uno scenario sempre più internazionale per la moda italiana: « Nel 2014 l'export ha generato oltre il 54% dei ricavi del tessile moda made in Italy e nel 2015 dovrebbe crescere del 3,8% – ha detto Claudio Marenzi, presidente di Sistema Moda Italia –; è importante coordinarci con le altre associazioni di categoria come Altagamma e Ance per sfruttare appieno questo momento. Una delle strategie vincenti, sulla quale vogliamo non solo attirare l'attenzione ma abbiamo voluto promuovere in modo concreto con Price Waterhouse &Cooper e Unicredit, è il reshoring: riportare la produzione in Italia oggi è vantaggioso. E può fare la differenza». A fare la differenza su scala internazionale sarà anche l'esito del procedimento europeo, tuttora in corso, sul tema del Made In: «Il Made in obbligatorio aumenterebbe, tra le altre cose, l' autorevolezza dell'Italia nell' Unione Europea – spiega Lisa Ferrarini, vice presidente di Confindustria – quindi voglio fare un appello: è una battaglia che si può vincere e se così non fosse direi che sarebbe una disfatta importante. Quindi combattiamola insieme».

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