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Il Veneto riprende a produrre tutto il ciclo della seta

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Economia & Finanza

Il Veneto riprende a produrre tutto il ciclo della seta

La Via della Seta rinasce in Veneto grazie a una rete d’imprese che ha ricostruito e riorganizzato l’intero ciclo - dalla coltivazione del gelso all’allevamento dei bachi, fino alla trasformazione del filato - e ha come obiettivo riavviare la filiera, creare occupazione e inclusione sociale (grazie al coinvolgimento di coop agricole e sociali), puntare al 100% made in Italy. Una filiera etica, che riconosce il giusto prezzo a tutti coloro che si impegnano nelle diverse fasi.

Capofila della rete è l’azienda orafa D’Orica, che lo scorso gennaio alla fiera di Vicenza ha presentato la prima collezione di gioielli in oro e seta etica prodotta nella filanda, chiusa da decenni, acquistata e riavviata a Castelfranco Veneto. Una rete che si fonda su una realtà di imprese di settori differenti: tecniche e processi operativi verranno condivisi per incrementare la produzione e diversificare il filato a seconda delle destinazioni d’uso (che sia tessile o cosmesi).

Da oltre 50 anni non si produce seta 100% made in Italy; negli ultimi venti anni di produzione (nel periodo ’50-’70) il Veneto e il Friuli erano i massimi produttori. Per le sue potenzialità il progetto di rinascita della Via della Seta è stato selezionato per l’evento “Grow your Region” - a Bruxelles in aprile - come unico progetto in rappresentanza dell’Italia per i suoi contenuti in ricerca e innovazione, e rientra tra le Smart Specialization individuate dalla Regione Veneto per i «notevoli risvolti economici, occupazionali e sociali sul territorio nazionale».

Con 100 telaini, 2 milioni di bachi, 3mila kg di bozzoli freschi, 20 aziende coinvolte e migliaia di posti di lavoro - questi i numeri dell’attività 2015 - un ruolo chiave lo gioca il “Cra Api” di Padova, centro d’eccellenza mondiale della ricerca in bachicoltura e gelsicoltura dove vengono conservate circa 200 razze di bachi da seta e circa 60 varietà di gelso, una banca genetica fra le pochissime esistenti al mondo: «Questo è un progetto pilota che riparte dal Veneto e che avrà la possibilità di estendersi in tutta Italia, solo se il Cra rimarrà nel territorio», ammonisce Giampietro Zonta, titolare di D’Orica, preoccupato dal possibile trasferimento del Centro a Firenze.

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