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Stilisti “local” per viaggiare all’estero: la nuova diplomazia del guardaroba di Michelle Obama

Passati i tempi dell'«abito non fa il monaco», e arrivati quelli della forma che rivela la sostanza, anche la moda è diventata un canale diplomatico. La Flotus (acronimo di First Lady of the United States, scelto anche per il suo account twitter) Michelle Obama, alla Casa Bianca ormai da quasi 7 anni, non aveva però subito colto questa transizione ontologica del guardaroba, tanto che per le sue prime visite di Stato a fianco del marito Barack continuava a vestire convintamente “made in Usa”, da ambasciatrice della moda americana nel mondo, e soprattutto (con molto merito) dei suoi giovani stilisti: nel 2009, per esempio, incontrando Carla Bruni-Sarkozy, all'epoca inquilina dell'Eliseo, indossò infatti un Narciso Rodriguez, mentre per la visita al Quirinale scelse uno squillante giallo di Jason Wu, due stilisti che nonostante i nomi “esotici” per gli Stati Uniti, hanno costruito lì le loro aziende.

Ma qualcosa in Michelle poi è cambiato.E anche se la First Lady dà sempre giustamente la priorità ai designer di casa sua, alternando i sempre amati emergenti a big come Carolina Herrera, Michael Kors e Marchesa per le grandi occasioni, quando si tratta di visitare un altro Paese Michelle sceglie di indossare sempre più spesso creazioni di designer “locali”: la scelta di un abito Missoni della collezione ss 2015 per la visita a Expo Milano 2015 ne è l'ultimo esempio. Un esempio molto felice, perché Michelle non ha quasi mai indossato creazioni italiane, la cui allure potrebbe essere associata dai suoi concittadini al conseguente, piuttosto alto, costo. Un aspetto che tutte le first lady del pianeta hanno ormai imparato a considerare, dalla duchessa Kate Middleton, che si veste spesso e volentieri con capi fast fashion, in giù.

Anche la visita di marzo in Giappone e quella di Londra, che ha preceduto Milano, confermano questa nuova tendenza: Michelle ha infatti sceso gli scalini dell' aereo presidenziale appena atterrato a Tokyo con un abito di Kenzo (maison fondata dal giapponese Kenzo Takada, anche se i designer sono ora gli americani Humberto Leon e Carol Lim), e per una cena d'onore con Shinzo Abe ha indossato un abito di Tadashi Shoji. A Londra, invece, sempre dall'aereo è scesa indossando un abito di Mary Katrantzou, 32enne stilista greca ma con formazione e sede a Londra, per poi vestirsi con abiti sempre made in Uk di Preen (del duo britrannico Justin Thornton e Thea Bregazzi) e di Christopher Kane.

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