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La certezza dell’export, il grazie ai turisti

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ANALISI

La certezza dell’export, il grazie ai turisti

«Nei primi sei mesi di quest’anno il fatturato del mio gruppo è cresciuto dell’8%, ma nei negozi italiani lo shopping lo fanno in pratica solo i turisti stranieri che aspirano alla nostra moda. I clienti italiani stanno alla finestra e i segnali di risveglio sono molto timidi, anche perché, lo dico con franchezza dopo avere fatto un giro in centro, c’è un'offerta eccessiva di marchi fashion».

Nel backstage della collezione primavera-estate 2016 di Emporio, una delle sfilate più attese del calendario di Milano moda uomo partito ieri in una giornata con il cielo turchese, Giorgio Armani risponde così alle domande sulla congiuntura internazionale, che molte soddisfazioni sta garantendo all’industria della moda anche grazie al super dollaro, e su quella domestica.

La moda maschile italiana sta progressivamente accelerando nei mercati globali e l’incidenza dell’export sul fatturato, secondo un’elaborazione di Smi su dati Istat, è balzata l’anno scorso al 64,2%, dieci punti in più rispetto al 2010.

Una strada obbligata, peraltro, a causa della disaffezione degli italiani all’acquisto di abbigliamento e accessori testimoniata, tra l’altro, dall’analisi del “paniere” elaborato dall’Istat: nel 2007 il peso di questi due segmenti nel carrello della spesa virtuale era dell’8,6% e quest’anno è calato al 7%. Non che negli altri Paesi europei le cose vadano meglio, a dire il vero: l’unica voce in crescita riguarda la Gran Bretagna, salita al 7% dal precedente 6,2%.

Sul fatto che siano i turisti esteri a trainare le vendite concorda con Armani pure Gildo Zegna, amministratore delegato della Ermenegildo Zegna: «C’è in corso un risveglio dei consumi del lusso sia in Italia sia nel resto d’Europa, e non soltanto nelle città d’arte. Russia e Cina ci hanno penalizzati, ma Giappone e Usa stanno andando molto bene, consentendoci un secondo trimestre in ripresa rispetto ai primi tre mesi più complessi».

Più fiducioso sulla propensione allo shopping dei clienti domestici è Maurizio Corneliani, direttore marketing e finanza della Corneliani: «Nei primi sei mesi di quest’anno i nostri ricavi sono aumentati del 2% e siamo positivamente sorpresi dal ritorno degli acquirenti nazionali anche in città medie non strettamente turistiche, come ad esempio Bari e Bologna. Mi sembra un ottimo segnale».

Scarsa incidenza di shopping dei connazionali nel conto economico della Vicini, proprietaria del marchio Giuseppe Zanotti Design: «L’export rappresenta ormai il 96% dei nostri ricavi - spiega Zanotti mentre ospita in showroom Mario Balotelli in versione papà affettuoso - e nei primi sei mesi dell’esercizio fiscale 2014-15 la crescita è del 20%. Nei nostri negozi domestici i clienti italiani non sono diminuiti, ma chi compra a mani basse sono i cinesi e, da un paio di mesi, i turisti statunitensi, in pieno boom».

Per compensare il calo dei connazionali, Michele e Federico Giglio, top retailer di Palermo con negozi mono e plurimarca, hanno virato sul web: «Abbiamo lanciato l’e-commerce nove anni fa e ora dalla Sicilia distribuiamo in 120 Paesi: è un lavoro diverso, ma ci dà tantissime soddisfazioni».

Tutti d’accordo, invece, sullo scarsissimo impatto di Expo sulle vendite: «I visitatori - conclude Armani - vanno a Rho in pullman, stanno là fino alla chiusura e poi crollano stremati: non hanno voglia di fare shopping in centro».

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