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Dolce&Gabbana portano la loro “Alta sartoria” a Portofino

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Dolce&Gabbana portano la loro “Alta sartoria” a Portofino

Non riescono a trovare una parte del loro lavoro che li diverta o appassioni o stimoli più di un’altra. «Amiamo quello che facciamo e siamo innamorati della moda – raccontano Domenico Dolce e Stefano Gabbana –. Aggiungere al prêt-à-porter e a tutti gli altri nostri piccoli e grandi progetti l’alta moda è stato un passaggio naturale, ma impegnativo: per la donna siamo alla settima stagione, per l’uomo alla terza». I due stilisti introducono così l’evento dedicato all’alta moda femminile e maschile (Alta sartoria)organizzato a Portofino, la località dove da molti anni passano parte delle vacanze e dove hanno casa, un paese di circa 500 abitanti d’inverno, che d’estate si trasforma in una delle mete preferite – e più esclusive – della Liguria.
Più che un evento, si è trattato di un viaggio tra stile di vita italiano, artigianalità, cultura ed enogastronomia: quattro giorni, da giovedì 9 a domenica 12, dedicati a ospiti arrivati da tutto il mondo, clienti dell’alta moda già da qualche anno o aspiranti tali. Circa 150 le donne, altrettanti gli uomini. «All’inizio (nel 2012 per la donna, nel 2014 per l’uomo, ndr), avevamo persino un po’ di paura – ricordano Domenico Dolce e Stefano Gabbana –. Un conto è credere in quello che si fa e nelle proprie capacità, un altro è essere sicuri di avere successo. Ma sta andando tutto molto bene: sono aumentati i clienti, le vendite, le persone e le energie dedicate al progetto. Non a scapito di tutto il resto, ovviamente: il prêt-à-porter resta un’altra colonna portante del nostro lavoro e dell’azienda».

I numeri della crescita sono presto detti: nel 2012 le clienti dell’alta moda da donna erano circa 70 e le sarte dedicate (donne dalle «mani piccole e fatate», come dicono i francesi) 40. Oggi le clienti sono più che raddoppiate e le sarte sono quasi cento.
«Per l’uomo abbiamo 40 persone e clienti in rapidissima crescita, che hanno già quasi raggiunto le donne. Il quartier generale di entrambe le “alte sartorie” è a Milano, ma non abbiamo problemi ad andare noi dai clienti, spostando sarti, tessuti, accessori. Andiamo ovunque, e vale soprattutto per l’uomo. A Milano siamo in corso Venezia, nel palazzo del 500 dove ci sono anche due delle nostre boutique dedicate all’uomo, il bar Martini, il ristorante e la barberia. È un palazzo che abbiamo ristrutturato di recente nei piani alti, con una lunghissima storia». La seconda stagione di Alta sartoria, all’inizio dell’anno, ha sfilato proprio lì, tra gli affreschi (mille metri quadrati in tutto) riportati alla luce da un restauro costato 5 milioni di euro (si veda anche Moda24 del 6 febbraio).

«Per le collezioni maschili abbiamo già una sede a Londra e ne stiamo cercando un’altra a New York, ambienti accoglienti in cui il nostro team possa stabilire un rapporto il più sincero e profondo possibile con il cliente, come accadeva una volta quando si andava dal sarto». Domenico Dolce e Stefano Gabbana non parlano esattamente la stessa lingua, hanno caratteri e origini diverse (siciliano il primo, lombardo il secondo), ma l’intesa, l’alchimia tra loro è evidente. Tanto che le parole e impressioni dell’uno integrano e completano quelle dell’altro. E se c’è contraddittorio, è per arrivare a un quadro coerente che sintetizzi le visioni e le esigenze creative e di comunicazione di entrambi.

«Abbiamo scelto di sfilare lontano dalle settimane dedicate all’alta moda e di organizzare degli eventi che siano davvero privati – spiegano –. Per la donna, nelle ultime due estati, Taormina e Capri e ora Portofino, un evento al quale abbiamo iniziato a lavorare praticamente un anno fa, dopo la sfilata caprese. Non abbiamo mai fatto le cose come tutti gli altri. Non è per essere bastian contrari a tutti i costi, ed è comunque rischioso, come dicevamo all’inizio. Ma è l’unico modo di essere e lavorare che conosciamo e continueremo così».
Per Dolce&Gabbana – che nel 2012, proprio mentre partiva il progetto haute couture, chiudevano la “seconda linea” D&G, per concentrarsi sulla fascia medio-alta e alta del mercato – l’esercizio 2014-2015 si è chiuso in forte crescita. Il fatturato è arrivato a 1,050 miliardi (+9%), con un ebitda del 14% e una posizione finanziaria netta di 355 milioni (rispetto ai precedenti 334). L’alta moda è per tutte le aziende una nicchia e assorbe una piccola percentuale del fatturato, ma è un eccezionale veicolo di comunicazione e un laboratorio di idee e artigianalità prezioso e che può portare a incroci inaspettati ma sempre fruttuosi con il prêt-à-porter.

«Le emozioni delle ore che precedono le sfilate, siano quelle di Milano o queste di Portofino, è sempre la stessa – sottolineano Domenico Dolce e Stefano Gabbana –. Per l’alta moda si aggiunge l’esperienza del contatto diretto con il cliente e del piacere di fargli conoscere non solo l’artigianalità e la creatività italiana, ma anche le bellezze del nostro Paese, in una modalità “slow”, lenta, alla quale siamo sempre meno abituati, nell’era di Instagram e Twitter».
Per l’alta sartoria Dolce&Gabbana hanno scelto Castello Brown, da cui si vede non solo Portofino ma l’intero golfo del Tigullio e la cui torre di avvistamento risale addirittura all’epoca romana. Quasi cento i modelli che hanno sfilato per i selezionatissimi ospiti. Gli stilisti non commentano, ma sono stati in molti, soprattutto tra i vip arrivati dall’Asia, ad apprezzare l’autentica esclusività dell’evento, confrontandola con le sfilate di Parigi, che assomigliano sempre di più alle fashion week del prêt-à-porter, affollate e assediate da fotografi e blogger. «Lo ripetiamo: non ci interessano i confronti con gli altri: la parte più stimolante del nostro progetto di alta moda è che mettiamo il cliente al centro di tutto. Per l’uomo, in particolare, questo vuol dire sentirsi libero di essere eccentrico, esagerato. O magari sobrio. Una libertà che aumenta il piacere di vestirsi e che, secondo noi, fa sentire tutti più sicuri e felici nella propria pelle e, perché no, nel mondo», concludono Domenico e Stefano.

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