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Valli festeggia 10 anni di indipendenza e successo: «Per crescere…

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intervista

Valli festeggia 10 anni di indipendenza e successo: «Per crescere ancora potrei cercare capitali esterni»

«Guardarsi indietro è importante, per riflettere su errori e successi. Ma non ho mai sofferto di nostalgia del passato e mi ritengo fortunato per questo. Guardo avanti, senza rinnegare alcunché : è come se avessi contemporaneamente un'antenna, un grandangolo, che mi ri-proietta ogni volta che voglio gli ultimi dieci anni, e un'altra che cerca di captare i segnali che vengono dal futuro». Giambattista Valli si presenta così, fiero dei primi dieci anni del suo marchio e del suo percorso – di fatto unico nel panorama europeo e non solo – di stilista-imprenditore indipendente dai grandi gruppi e senza soci finanziari.Reduce dalla settimana dell'alta moda di Parigi, è già concentrato sulle fashion week del prêt-à-porter di settembre: a Milano presenterà la linea giovane (Giamba), a Parigi la prima linea e Gamme Rouge, collezione di alta gamma che firma per Moncler.

Quali sono state le difficoltà maggiori fin qui e come si vede tra dieci anni?
Ho lanciato il prêt-à-porter che porta il mio nome quando il ricordo dell'11 settembre era ancora molto vivo e le sue conseguenze economiche si facevano sentire, in particolare nella moda. Molti all'epoca probabilmente pensarono che stessi rischiando troppo. Ma io credo nel rischio. Calcolato, per quanto possibile. Mantiene giovane e scattante il cervello e anche il cuore. Nell'alta moda sono entrato subito dopo la crisi economico-finanziaria innescata dal crac di Lehman Brothers e in un periodo in cui tutti dicevano che l'haute couture era morta. Adesso a Parigi c'è più traffico durante la settimana dell'alta moda che per il prêt-à-porter...

Tutto merito dell'intuito?
Non ho mai preso decisioni basate solo su necessità o vincoli economici . O,viceversa, seguendo solo il mio istinto creativo o l'impulso di una stagione. Credo si tratti piuttosto di una felice alchimia e di un desiderio di essere coerente con me stesso. Mi ha aiutato poi la volontà di concentrarmi sulla costruzione del brand e dell'azienda: ho reinvestito tutto quello che ho guadagnato e non ho mai pensato di misurare il successo dalla quantità di lussi che avrei potuto un giorno permettermi. Per me lusso significa in realtà una cosa sola: poter lavorare con chi ha gli standard qualitativi più elevati e che mi permette di creare gli abiti e gli accessori più unici ed esclusivi.
Intanto sono arrivati anche i successi economici.
Non penso di aver mai vissuto nella famigerata torre d'avorio del creativo che fugge dai numeri. Mi annoiano le cifre nude e crude, però mi diverto a studiare la parte strategica di un business plan. Ho un direttore commerciale e persone dedicate a tenere in equilibrio tutto, che invito ad avere una visione di medio-lungo periodo. Si può essere molto creativi, secondo me, anche nel fare il manager.

Qual è il fatturato della Giambattista Valli?
Nel 2014 siamo arrivati a 32 milioni, in crescita del 18% sul 2013 e per la linea Giamba, che parte ovviamente da ricavi minori, l'aumento è stato del 49%.

Numeri che avranno attratto investitori e potenziali soci.
Abbiamo ricevuto delle proposte e non escludo di valutarne alcune. Per fare il salto di qualità, ora che il marchio ha una sua notorietà e soprattutto viene riconosciuto il mio stile e l'impronta che dò a tutto quello che faccio, ci vorrebbero in effetti capitali freschi. Penso al retail, per esempio, che richiede investimenti enormi: oggi ci sono due boutique Giambattista Valli a Parigi e una a Milano per Giamba. Sarebbe bello averne altre sparse per il mondo, ma le location prime hanno costi proibitivi.

Le sue clienti famose si chiamano Amal Clooney, Rania di Giordania, ma anche Jessica Alba e Rihanna. Cosa le accomuna?
La personalità e il desiderio di divertirsi quando scelgono il proprio look. Nessuna di queste donne, credo, si lascerebbe vestire da capo a piedi o si affiderebbe completamente a uno stilista o a una stylist. Hanno il loro stile, che a volte si sposa con il mio. E poi vorrei sfatare un mito: credo che le donne cosiddette intellettuali o che ricoprono incarichi importanti sono quelle che più amano non vestirsi da intellettuali o da donne di potere. L'intelligenza suggerisce loro quanto la moda possa essere un meraviglioso gioco e un mezzo per sentirsi a proprio agio nei rispettivi piccoli o grandi mondi.

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