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La «svolta» di Lineapiù: filati per brand accessibili

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Marchi storici

La «svolta» di Lineapiù: filati per brand accessibili

Da lustri è il punto di riferimento internazionale per la creatività nel campo dei filati fantasia per maglieria. Ora la pratese Lineapiù spinge sulla crescita e amplia il mercato: non solo il segmento alto presidiato dalle griffe del lusso, ma grande attenzione anche per chi ha un marchio meno forte. «La sfida – spiega il titolare Alessandro Bastagli - è cercare di fare il “lusso percepito” a un prezzo interessante, il che vuol dire studiare fili che consentano di realizzare un bel prodotto, che trasmette un alto valore, ma che ha un costo contenuto. Come il braccialetto d'argento di Tiffany da 200 euro, che viene presentato con un packaging importante e per questo suscita emozione».

La nuova scommessa di Bastagli segue quella, già vinta, del rilancio di Lineapiù, azienda fondata nel 1975 da Giuliano Coppini, scomparso di recente. Bastagli, insieme con un paio di soci, cinque anni fa rilevò dall'amministrazione straordinaria il ramo d'azienda e 101 dipendenti, entrando per la prima volta nel settore tessile dopo anni d'attività nell'abbigliamento (licenza Everlast) e nella pelletteria. Da allora ha investito nella “nuova” Lineapiù Italia quasi 12 milioni di euro, aumentando la produzione di filati fantasia da 600mila chilogrammi a 1 milione e 70mila chili e portando il fatturato dai 26,5 milioni del 2009 ai 41,375 milioni del 2014 (+11% sull'anno precedente), con un ebitda dell'11% e un utile netto di 2,9 milioni. E con prospettive di crescita anche nei prossimi anni, sia di ricavi che di redditività.
«Il 2014 è stato un anno eccezionale – spiega Bastagli, presidente e amministratore delegato dell'azienda che ha festeggiato i 40 anni di vita in occasione dell'ultima fiera fiorentina Pitti Filati – che sarà difficile ripetere, tanto che quest'anno puntiamo a confermare gli stessi risultati, con l'obiettivo di arrivare a 50 milioni di fatturato entro il 2016-2017 e, soprattutto, di incrementare la redditività».

Il futuro sembra dunque brillare. «Lineapiù non era un'automobile arrugginita in garage – sottolinea Bastagli – ma una macchina funzionante che aveva bisogno di essere oliata e ingrassata per continuare a essere un'eccellenza italiana». Il traguardo dei 40 anni d'attività, celebrato con un libro sulla storia dell'azienda, ha segnato anche l'ingresso di Lineapiù nel segmento dei filati fantasia misto-cachemire, ulteriore tassello dell'allargamento di gamma (che ha già visto lo sbarco nell'aguglieria) e ulteriore declinazione dell'innovazione.
Lineapiù è infatti sempre rimasta, anche nella fase di difficoltà finanziaria, un faro per la ricerca e l'innovazione, cui destina il 3% del fatturato. Gli investimenti in R&S sono andati di pari passo a quelli industriali: solo nel 2014 l'azienda ha investito 1,1 milioni sugli impianti di tintoria e 1,6 milioni nell'acquisto di un capannone industriale, in cui è stata realizzata una nuova filatura con nuovi macchinari per 600mila euro.

Tutto questo per far fronte alle esigenze produttive, che potrebbero crescere ancora: «La nuova filatura può essere raddoppiata installando altre due, tre linee», spiega Bastagli. Che intanto, in questi anni, ha riassorbito dall'amministrazione straordinaria una cinquantina di lavoratori, cui se ne aggiungono 30 occupati nella filatura Filtech (che non è consolidata). E ha dato vita nella sede Lineapiù di Capalle (Campi Bisenzio), vicino Prato, a un archivio-museo che raccoglie il grande patrimonio di punti a maglia sperimentali, cartelle di campionario e collezioni di fili innovativi e audaci creati in 40 anni di vita aziendale: un patrimonio unico, considerato il più grande archivio di filati al mondo (più di cinquemila singoli fili, 36.800 teli in maglia, 1.600 tra abiti, accessori, arazzi, e poi immagini e oltre un migliaio di volumi di moda, arte, grafica e fotografia), a conferma del ruolo di faro mondiale nel campo della maglieria che Lineapiù continua a rivestire.

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