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Fila e Tacchini, i grandi dimenticati del tennis: perché i marchi…

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Fila e Tacchini, i grandi dimenticati del tennis: perché i marchi italiani sono stati surclassati da Adidas e Nike

  • –di Giulia Crivelli


C'è stato un tempo in cui due marchi italiani, anzi, piemontesi, arrivavano quasi sempre in finale nei tornei del Grande Slam. Succedeva poco più di vent'anni fa, ma sembra passato un secolo. Parliamo di Sergio Tacchini e Fila, brand nati rispettivamente nel 1966 e nel 1911 a Novara e Coggiola (Biella) e che per decenni vestirono Bjorn Borg e John McEnroe, la cui rivalità negli anni 80 e 90, fuori e dentro i campi, ricorda quella odierna tra Roger Federer e Novak Djokovic, sponsorizzati però da Nike il primo e dalla catena fast fashion giapponese Uniqlo il secondo, per si dice, 6 milioni all'anno a testa. Lo svizzero e il serbo si sfideranno oggi a New York e sarà, come sempre, anche una sfida tra sponsor. Lo stesso per la finale femminile. Italiane le giocatrici, multinazionali gli sponsor: Adidas e Nike. Non pervenute le due aziende italiane, che peraltro, e da parecchi anni, italiane non sono più: la Sergio Tacchini fu ceduta dalla famiglia Tacchini per 42 milioni di dollari alla cinese Hembly International Holdings nel 2007, quando il fatturato era di circa 100 milioni di euro (ma ai tempi d'oro, negli anni 90, i ricavi erano arrivati a 250 miliardi di lire e gli addetti a 500). Oggi il marchio è gestito dalla Wintex, emanazione della società di Hong Kong a cui nel giugno 2013 il marchio fu affittato fino al 2017. Nel 2014 Alessandro Tacchini, figlio del fondatore (ed ex tennista) Sergio tentò di riacquistare il brand (e quel che resta delle attività produttive in Italia), lamentando la “scomparsa del nome Sergio Tacchini dal mercato” e presentando ambiziosi piani di rilancio. Ma l'operazione non andò in porto e la famiglia Tacchini continuò a concentrarsi sulle sue altre attività e in particolare sull'azienda di abbigliamento Sandy's, che ha sede a Novara e di cui Alessandro Tacchini è amministratore delegato.

Fila ha una storia di passaggi di proprietà più tortuosa, che iniziò nel 1988, quando Gemina ne acquistò la maggioranza, primo tassello di un gruppo della moda ante litteram che arrivò a comprendere Ciesse Piumini, Gruppo finanziario tessile e Valentino (dopo la scissione, nel 1997, di Gemina e la creazione di Hdp, in cui confluirono le partecipazioni industriali). Curiosamente però è del 2007, come per Sergio Tacchini, il passaggio a proprietari asiatici, quando la società americana Sport Brands International - che aveva acquisito Fila nel 2003 dalla ex Hdp diventata nel frattempo RcsMediaGroup - cedette il gruppo a Fila Korea, che l'anno successivo affidò la licenza per l'Europa all'olandese Integrix.

Ironia della sorte, per tornare ai campi di tennis, è che sia Flavia Pennetta sia Novak Djokovic, sono stati di recente sponsorizzati da Sergio Tacchini: la prima fu “abbandonata” nel 2010, per concentrare gli sforzi economici - si disse poi - sul campione serbo. Che però due anni appena dopo la firma col marchio “piemontese” scelse Uniqlo, che non ha ancora sfondato come sponsor del tennis (i primi sei campioni al mondo sono vestiti da Adidas o Nike), ma che con i due colossi può competere in termini di ricavi: la catena giapponese ha chiuso il 2014 a circa 15 miliardi di euro, mentre Adidas e Nike sono arrivate rispettivamente a 18 miliardi di euro e 25 miliardi di dollari. E per quanto onerosi siano i contratti con i tennisti più forti al mondo (tra i primi dieci sportivi più ricchi ci sono proprio Federer, primo, Djokovic e Rafa Nadal, sesto e settimo), la scelta paga: secondo una ricerca di At Kearney dello scorso anno l'industria globale dello sport (eventi e diritti tv compresi) genera 700 miliardi di dollari, l'un per cento del Pil globale e il tennis è al settimo posto dopo calcio, football americano, baseball, Formula Uno, basket e hockey, con il 2%, pari a circa 35 miliardi di dollari.

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