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Oscalito, la lingerie “made in Torino” orgogliosa di essere prodotta “lentamente”

  • –di Chiara Beghelli


Mentre i giganti del fast fashion si espandono nel mondo insieme ai loro fatturati miliardari, esistono ancora aziende che della loro «slow production» hanno fatto non solo un vanto, ma anche la fonte della loro crescita. E non si tratta di una metafora ma, letteralmente, di far lavorare in modo lento i macchinari per preservare le migliori caratteristiche dei tessuti.
Al Maglificio Po di Torino, che produce il marchio di maglieria e intimo Oscalito, fanno così dal 1936, quando Osvaldo e Lino Casalini fondarono la loro azienda battezzandola con un acronimo di “Osvaldo - Casalini - Lino - Torino”. Oscalito, appunto, che ebbe subito molto successo, anche grazie alla “comunicazione” curata dalla scuola di Gino Boccasile.
Oggi alla guida dell'azienda - con 90 dipendenti, una produzione di eccellenza da 400mila capi l'anno e un fatturato di 10 milioni di euro nel 2014 -, c'è il nipote dei fondatori, Dario Casalini, 40 anni, che per l'impresa di famiglia ha lasciato la carriera accademica (era docente di diritto pubblico): «Ma ho ancora bisogno di affiancamento - racconta -. La nostra forza è una produzione davvero “made in Italy”, dai tessuti, che compriamo nei distretti di Biella e Como, al taglio, fino al controllo qualità. Ci siamo dotati anche di una speciale etichetta Rfid con cui si può tracciare tutta la filiera di un capo. Per noi il made in Italy, il made in Torino, è una scelta non solo produttiva, ma soprattutto etica».

I filati sono tutti naturali («L'intimo è una seconda pelle», sostiene) e d'eccellenza, dal cotone Sea Island al micromodal derivato dalla cellulosa di faggio; i pizzi Leavers vengono da Calais, dove sono fatti con macchinari dell'800. Le creazioni Oscalito (il 65% è maglieria esternabile, il resto intimo) oggi sono distribuite in 1.300 negozi di 40 Paesi. E se trent'anni fa venivano comprate quasi solo in Italia, ora il 70% della produzione va all'estero, «dove il made in Italy vero è più apprezzato - prosegue Casalini -. Guardi cosa accade nelle scuole di tessitura, soprattutto nel biellese: gli studenti sono quasi tutti asiatici, pronti a portare nei loro Paesi d'origine tutto ciò che hanno imparato».

Per difendersi e insieme valorizzarsi, Oscalito ha aderito a “Exclusive Brands Torino”, una rete di imprese unite da fini commerciali, molto diverse per merceologia (ci sono il cioccolato di Peyrano e di Gobino, i vini Bava, Pininfarina e Martini), ma unite da un forte legame con il territorio piemontese e una decisa vocazione all'export: «Ebt è stata lanciata quattro anni fa dall'Unione degli Industriali di Torino - spiega l'ad -, oggi conta 15 aziende e fra gli obiettivi c'è quello di far diventare la manifattura d'eccellenza del nostro territorio una parte della sua cultura».
Intanto, a Tokyo, capitale di un Paese dove il tessile d'eccellenza è di culto, sta aprendo proprio in questi giorni il primo monobrand Oscalito all'estero: «Non è di nostra proprietà - sottolinea Casalini -, siamo troppo piccoli per permetterci investimenti in una rete di negozi diretti. È stata l'idea di un nostro cliente locale, che ci ha chiesto di poter replicare il concept del nostro flagship store di Torino».
La slow production, infine e intelligentemente, non disdegna le opportunità e la velocità del digitale. E dopo aver lanciato la prima app, nel 2016 per Oscalito arriverà anche l'e-commerce, che sarà disponibile a partire dai Paesi dove il brand è meno presente a livello retail.

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