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Cina e super-franco pesano sull’export di orologi svizzeri. E in…

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Studio deloitte

Cina e super-franco pesano sull’export di orologi svizzeri. E in Italia è boom di smartwatch


Anche se le crescite a doppia cifra sono ormai un ricordo, l'export degli orologi svizzeri gode ancora di buona salute: nel 2014 ha raggiunto infatti i 21 miliardi di franchi svizzeri (circa 19 miliardi di euro), in crescita dell'1,8%, con un prezzo medio per orologio salito a 730 franchi dai 310 del 2000. Tuttavia, se lo scorso anno il titolo dello “Swiss Watch Industry Study” di Deloitte era stato “tempi che mutano”, nel 2015 è diventato “tempi incerti”. Il report, che raccoglie le interviste a 51 dirigenti delle più importanti manifatture svizzere, non aveva mai registrato, infatti, tanto pessimismo: «Nel 2014 il 42% degli intervistati esprimeva ancora ottimismo sulle prospettive per il futuro; nel 2015 quasi la stessa percentuale, il 41%, è di pessimisti - spiega Patrizia Arienti, Emea Fashion & Luxury Leader di Deloitte -. Hanno pesato gli eventi degli ultimi mesi, in primis il ralentamento dell'economia in Cina e Hong Kong, primo mercato per le esportazioni degli orologi made in Swiss, poi il rafforzamento del franco svizzero e, non ultimo, l'arrivo degli smartwatch».

La “minaccia” di questa innovazione era stata sottovalutata: se nel report del 2013 il 42% non li considerava una fonte di preoccupazione, nel 2015 è il 25% ad aver cambiato idea, in aumento dell'11% rispetto allo scorso anno, quando l'Apple Watch ancora non era stato lanciato. D'altra parte, secondo Smartwatch group, organizzazione di ricerca indipendente sul settore, il mercato globale degli orologi “smart” raggiungerà 8,9 miliardi di dollari nel 2015, rispetto all'1,3 del 2014. «Gli smartwatch possono colpire le vendite degli orologi di fascia media - prosegue Arienti -. È vero che è stato appena lanciato un Apple Watch in partnership con un brand del lusso più esclusivo come Hermès, ma è anche vero che si tratta comunque di orologi dalla vita tecnologica molto breve. E non so in quanti siano disposti a sborsare cifre rilevanti per un oggetto così».

Per la prima volta, il report Deloitte ha intervistato anche i consumatori, e proprio sul tema smartwatch è emerso che, dopo la Cina, è l'Italia il Paese dove si sono registrate più intenzioni di acquisto di orologi “smart” nei prossimi 12 mesi: il 48% degli intervistati, percentuale che supera il 31% degli Stati Uniti, culla di questi nuovi oggetti. «Gli italiani sono tradizionalmente consumatori molto attratti dall'innovazione, come si è visto anche con i cellulari. Gli svizzeri, invece, sono risultati essere i più scettici, proprio perché più legati alle loro tradizioni», spiega l'analista.
L'Italia, però, è anche uno dei mercati più vivaci per l'export di orologi svizzeri: «Nel 2014 le vendite in Italia sono aumentate del 5% in volume e del 9,6% in valore - prosegue Arienti -. E la prima metà del 2015 sta andando anche meglio, visto che l'export è salito del 14,2%. Sono numeri molto buoni rispetto ad altri Paesi, ma generati sostanzialmente dai flussi turistici, più che da una ripresa del mercato interno. In questo senso, Expo ha dato di certo un importante contributo».

Cina e Hong Kong a parte, ora sono gli Stati Uniti il mercato più promettente (ben il 91% degli intervistati si dichiara ottimista per le vendite Oltreoceano), seguito dall'India, la nuova stella dell'Asia, dove secondo Jewellery Net Asia le vendite di orologi di lusso sono in aumento del 20% all'anno. Vendite che, ovunque, passeranno sempre più dai monomarca, preferiti ai multibrand, e all'online: «Seguendo la strategia di altri segmenti del lusso, pur se un po' in ritardo, anche i brand stanno orientando i loro investimenti più su negozi a gestione diretta che sui multimarca - conclude l'analista -. E questo si ripete anche nell'online, dove si preferisce puntare sempre di più sulle proprie e-boutique».

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