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L'effetto Expo e l'occasione che non si può sprecare

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l’analisi

L'effetto Expo e l'occasione che non si può sprecare

Struccate, capelli legati, jeans e T-shirt, le giovani modelle girano spaesate per via Monte Napoleone cercando le sedi dei fitting. Mancano ormai poche ore al debutto delle passerelle di Milano moda donna e le ragazze si mischiano all'esercito di turisti esteri che si fanno pilotare dagli smartphone su un marciapiede o sull'altro delle vie del Quadrilatero, a caccia delle vetrine delle griffe del cuore dove fare shopping a prezzi spesso più bassi rispetto ai Paesi di origine.

Giovani o addirittura giovanissimi consumatori asiatici, signore arabe con velo e passeggino, russi che sembrano avere riacquistato la voglia di shopping e tanti, tantissimi cittadini a stelle e strisce, questi ultimi forti del cambio euro-dollaro più conveniente, sono tutti attirati dal made in Italy. E i marchi più forti - attenzione: non automaticamente i più grandi per ricavi - stanno beneficiando di incrementi delle vendite anche significativi dallo scorso maggio, quando a Rho ha aperto Expo 2015.
Il dibattito tra sostenitori e detrattori di Expo è purtroppo spesso sterile, con i secondi che giudicano nulla o quasi la ricaduta sulla città. Certo, gran parte del pubblico arriva e riparte dal sito espositivo senza spendere un minuto in città.

Ma bisogna essere bendati per non accorgersi delle ripercussioni positive sugli hotel - dopo i record di agosto, l'8, il 9 e il 10 settembre l'occupazione ha sfiorato il 95%, una quota da Salone del mobile, l'evento-clou sotto la Madonnina - e sui negozi di Piazza Duomo e dintorni.
Pochi sembrano considerare l'impatto delle delegazioni ufficiali dei 122 Paesi che hanno un padiglione a Expo, a cui si aggiungono quelle di organizzazioni internazionali, società civile, aziende, partner. Una massa di persone provenienti da nazioni che in alcuni casi sentiamo nominare una volta in un decennio e per le quali tornare a casa con uno status symbol italiano - in primis, borsa o scarpe - è un fiore all'occhiello.
Se le code per l'accesso alle guglie del Duomo sono lunghe quasi quanto quelle davanti ai Padiglioni di Expo, se entrare al Cenacolo è come vincere al Superenalotto qualcosa con Expo è successo qui a Milano. E qualcosa potrebbe accadere per rafforzare questa leadership da stringere forte fra le mani di tutti se il sistema moda facesse finalmente quel passo in avanti aprendosi al pubblico anche durante le sfilate. A New York un prestigioso marchio francese ha accreditato 800 “comuni mortali” che si sono iscritti tramite un sito. Fosse o no una trovata per allargare la presenza sui social media - vero motore del mondo fashion - l'idea è da sviluppare. Senza clonarla, please, ma scatenando la creatività made in Italy.

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