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Con l’“operazione Russia” di Smi e Ice i buyer del Paese…

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investito un milione di euro

Con l’“operazione Russia” di Smi e Ice i buyer del Paese tornano a comprare in Italia

Fino a tutto il 2013 i russi erano stati i più dinamici consumatori di moda italiana: sia come buyer, affollando fiere di settore e fashion week, sia come turisti, inducendo tutti i negozi di Milano, Roma, Firenze e Venezia e delle località di vacanze, ad esempio Cortina d'Ampezzo o Forte dei Marmi, ad assumere personale che parlasse russo. Poi il crollo, per via delle difficoltà economiche interne, con la svalutazione del rublo, il calo del prezzo del petrolio e, last but not least, l'isolamento geopolitico dovuto alle mosse del presidente Vladimir Putin e le conseguenti sanzioni imposte da Stati Uniti e Bruxelles, legate alle tensioni con Ucraina e Bielorussia.

Molti politici – europei in primis – sono rimasti a guardare, dando l'impressione di sperare che, quasi per magia, la situazione economica e non solo si sbloccasse. Non così le associazioni del tessile-moda, che, fin dal 2014 e a maggior ragione nel 2015,si sono attivate per riportare i russi in Italia. L'esempio più recente l'hanno dato Sistema moda Italia (Smi) e Ice (si veda anche Moda24 del 19 settembre), stanziando un milione di euro per l'incoming dei compratori dalla Russia verso l'Italia e Milano in particolare.

Dal 29 settembre al 3 ottobre, in coda alla fashion week (23-28 settembre), 35 buyer russi hanno quindi “invaso” gli showroom della città, con un'agenda di 230 incontri con rappresentanti delle aziende di Smi che avevano aderito al progetto. Tra le quali, solo per fare alcuni nomi: Angelo Nardelli, Baldinini, Blugirl, Dirk Bikkembergs e Zegna (per la parte underwear e beachwear), Les Copains, Monnalisa, Perofil e Xacus.

«L'esperimento è pienamente riuscito e speriamo di ripeterlo presto, grazie sempre al sostegno di Ice e ministero dello Sviluppo economico – spiega Federica Dottori, responsabile di Smi per l'internazionalizzazione –. Dovremo forse rivedere le date, cercando di anticipare: dopo le sfilate le campagne vendite sono praticamente chiuse e i budget dei buyer quasi completi. Ma come debutto siamo soddisfatti e sappiamo dalle aziende coinvolte che sono stati firmati molti ordini».

Oltre a viaggio e soggiorno in hotel, Smi ha organizzato l'agenda dei buyer e affiancato a ciascuno un traduttore. Ma c'è stato spazio anche per visite alla Scala e a Expo, per rafforzare il legame con Milano e l'Italia. «La Russia non è ancora uscita dalla crisi, credo che non si potrà parlare di ripresa prima del 2017 – sottolinea Federica Dottori–. I russi però continuano ad amare il made in Italy e gli imprenditori italiani che hanno investito nel Paese stanno cercando di dare a loro volta un contributo, un segnale di fiducia, continuando a investire nel retail delle grandi città e cercando di offrire condizioni favorevoli per i pagamenti ai clienti storici».

L'iniziativa di Smi ha coinvolto marchi di fascia media e con showroom a Milano, ma in futuro il progetto potrebbe evolversi per coinvolgere realtà di altre regioni che, per via delle dimensioni, non hanno una presenza milanese: «L'idea potrebbe essere quella di allestire uno showroom collettivo per piccoli marchi, magari monoprodotto, di regioni come Marche, Veneto, oltre a Puglia, Calabria, Campania. Sono i buyer stessi a fare più ricerca, perché il consumatore russo si è molto evoluto: non vuole più solo il logo, ma la qualità, il prodotto esclusivo».

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