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osservatorio Aub

Nella moda quattro imprese su cinque sono familiari: in primo piano la sfida degli investimenti e della crescita

NAPOLI
Nel sistema moda italiano circa quattro su cinque sono imprese controllate da famiglie. Un modello che, nel settore della moda, resiste: ha saputo affrontare la crisi, si è fortemente orientato alle esportazioni, ha creato brand forti e riconosciuti nel mondo. Sotto qualche aspetto, però, la familiarità diventa un limite. Questo, in estrema sintesi, il profilo delle aziende familiari nel settore della moda, tracciato dall'Osservatorio Aub (composto da Aldaf, Associazione italiana delle aziende familiari, dal gruppo Unicredit, Università Bocconi e Camera di commercio di Milano).

Lo studio è stato presentato in anteprima ad Arzano nello stabilimento della Ciro Paone, che produce con marchio Kiton. Occasione per arricchire la discussione con le esperienze di tre imprese campane di successo come la stessa Ciro Paone, Harmont&Blaine e Pianoforte holding (marchi Yamamay e Carpisa). L'indagine analizza 645 aziende con fatturato superiore a 20 milioni (alla fine del 2013) che nel complesso generano un giro d'affari di 44,3 miliardi e impiegano circa 175mila addetti. Tra queste si rileva una elevata incidenza delle aziende a controllo familiare: il 78,1%.

L'incidenza è ancora più elevata nelle aziende più piccole, con fatturato compreso tra 20 e 50 milioni (82,4%). Focalizzando l'attenzione sulle 504 aziende familiari analizzate, è possibile mettere in evidenza alcune caratteristiche. Il comparto prevalente è quello dell'abbigliamento: se ne occupa il 70,6% delle aziende familiari del sistema moda. Mentre il 4% è attivo nella produzione di accessori. Le restanti aziende familiari operano per il 17,5% nelle calzature, e l'8% nella gioielleria ed orologeria.

Ancora oggi si registra un'elevata frammentazione del settore produttivo: circa il 40% delle aziende familiari ha un fatturato compreso tra 20 e 30 milioni, al quale si somma un altro 27,6% di aziende con fatturato inferiore a 50 milioni. I dati confermano la presenza di molte piccole aziende fortemente specializzate che hanno saputo sviluppare nicchie produttive di qualità. Dalle interviste emerge una lunga tradizione legata al territorio: circa il 60% delle imprese familiari della moda ha più di 25 anni. Esaminando i modelli di leadership adottati dalle aziende familiari del sistema moda si scopre con stupore la diffusione del “modello collegiale”: più di quattro aziende di piccole dimensioni su dieci (43,9%) sono guidate da un team di ad.

Lo studio mette in evidenza che «in un settore, dove la creatività tecnologica è un fattore distintivo e dominante, la convivenza al vertice di soggetti con conoscenze complementari e differenti può trasformarsi in un fattore critico di successo». Così come stupisce apprendere che la presenza di leader “anziani” al vertice nelle imprese familiari della moda è più bassa: se in generale il 23,7% delle aziende è guidato da un “ultrasettantenne”, nelle aziende del sistema moda di medie e grandi dimensioni tale percentuale è pari al 15,3%. In ogni caso resta determinante l'esperienza dei senior, anche nei modelli collegiali. Nonostante il trend di ripresa del 2014 e del primo semestre del 2015, il sistema moda ha risentito della crisi: tra il 2011 e il 2014 il numero di aziende attive si è ridotto del 17%.

Ma quelle sul fronte della redditività hanno registrato tassi mediamente più elevati a partire dal 2010. «Ciò conferma che è iniziata una ripresa – precisa Felice Delle Femine, regional manager Sud di Unicredit – che alcuni indicatori evidenziano anche al Sud. Adesso è necessario ripartire con gli investimenti e per far crescere le imprese italiane rafforzandole sui mercati globali. La banca vuole affiancarle». Ma come hanno reagito alla crisi le imprese intervistate da Aub? Poche, solo il 12,8%, hanno fatto acquisizioni tra il 2000 e il 2014. Ma è anche vero che questa è una tendenza che investe tutti i settori (11,3%). Lo studio sottolinea comunque che le acquisizioni avvengono per lo più nelle imprese (9 su dieci) che si sono dotate di una struttura di governance con uno o più ad. Mentre le imprese che non hanno concluso acquisizioni, molto spesso, sono quelle con una maggiore o più forte presenza di familiari al vertice.

Analogo discorso vale per gli investimenti diretti esteri (Ide). Le aziende familiari del sistema moda hanno un maggior orientamento verso i mercati esteri: circa due aziende su tre (il 62,6%) hanno realizzato almeno un investimento all'estero, contro il 45,8% della media degli altri settori. Anche le aziende con investimenti diretti all'estero si caratterizzano per un maggior coinvolgimento di soggetti esterni alla famiglia negli organi di governo dell'azienda.

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