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Buccellati cresce del 50% e punta a 100 milioni

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Buccellati cresce del 50% e punta a 100 milioni

Andrea e Lucrezia Buccellati
Andrea e Lucrezia Buccellati

È passato poco più di un anno dalla nomina di Gianluca Brozzetti ad amministratore delegato del gruppo Buccellati ed è già tempo di bilanci. Molto positivi: da una parte c'è stato un forte aumento del fatturato, dall'altra si è confermato l'impegno di tutti i membri della famiglia per un obiettivo comune: rafforzare il brand in Italia e all'estero e posizionarlo tra i grandi player della gioielleria, come Bulgari, Cartier, VanCleef&Arpels.

«Nel 2014 i ricavi erano di circa 27 milioni, quest'anno dovremmo chiudere a 40, con una crescita superiore al 50% – spiega Brozzetti –. L'obiettivo che ci siamo dati per i prossimi tre, massimo cinque anni, è di arrivare a 100 milioni». L'orizzonte temporale è quello tipico del private equity: nel 2013 il fondo Clessidra ha acquistato una quota di maggioranza del gruppo Buccellati (67%), ma il 33% è ancora della famiglia.

«Andrea Buccellati, nipote del fondatore Mario, è presidente e direttore creativo e sua figlia Lucrezia, che rappresenta la quarta generazione, lavora a New York – precisa l'amministratore delegato –. Il ruolo del private equity è cruciale per dare nuove risorse finanziarie e aggiungere competenze manageriali, ma per un'azienda che ha quasi cento anni di storia la famiglia è la miglior garanzia di continuità».

Come spesso accade con aziende che hanno un know how artigianale da preservare e allo stesso tempo un'identità di prodotti entrata nell'immaginario dei clienti, non è facile coniugare la tradizione con l'innovazione. «È un'alchimia non sempre facile da ottenere, ma è quello che vogliamo fare. Preserviamo le collezioni storiche, come la Hawaii, che risale agli Anni '30, magari estendendone i codici a prodotti che non c'erano, e allo stesso tempo creiamo linee ex novo, come Opera, con gioielli che vanno dai 2mila euro ai 200mila dei pezzi unici, presentati a Parigi durante i giorni dell'alta moda e dell'alta gioielleria e poi in giro per il mondo con trunk show ad hoc».

L'80% del fatturato è riconducibile alla gioielleria, ma l'argenteria continua a essere uno dei cardini del marchio. «Ogni pezzo è creato e fatto in Italia e molti dei nostri laboratori sono a Milano e in Lombardia. Gli artigiani con più esperienza stanno affiancando giovani orafi per trasmettere loro i segreti delle tecniche di incisione e di tutti gli altri codici Buccellati», precisa Brozzetti.

I risultati del 2015 sono legati anche agli investimenti nel retail: molti negozi sono stati ristrutturati o spostati (come quello di New York, che ora è sulla Madison Avenue, accanto a Hermès e Graff) e nel 2016 sarà la volta di Milano. «Il monomarca di via Monte Napoleone è strategico anche per la comunicazione: quando sarà rinnovato, ospiterà eventi e piccole mostre, cercando di coinvolgere la clientela locale, accanto agli stranieri, che oggi rappresentano il 50% delle vendite nei negozi italiani, con gli americani in testa, seguiti da europei e asiatici».

Nel mondo ci sono 13 monomarca Buccellati (dieci a gestione diretta e tre in franchising) e 18 corner, la maggior parte dei quali all'interno di department store come Bergdorf Goodman negli Stati Uniti, Galeries Lafayette a Parigi e Harrods a Londra. «Il canale wholesale è fatto invece da circa 100 multibrand in tutto il mondo – conclude Gianluca Brozzetti –. Nel 2016 si aggiungerà l'e-commerce, che gestiremo internamente, come l'intera piattaforma internet: abbiamo già un social media manager e consulenti esterni. I dati sui consumi di lusso dicono che solo il 7% delle vendite avviene online, ma per le decisioni di acquisto si sale al 50-55%».

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