
Global-Mente: si intitola così un bel saggio di qualche anno fa in cui l'economista Martin Gannon identifica 17 “metafore culturali” per altrettanti Paesi. Chiavi di lettura forse un po' semplificate, ma immediate, dei comportamenti, delle convenzioni sociali e della storia di una nazione o di un popolo. Per gli Stati Uniti c'è il football, per la Russia il balletto, per Israele il kibbutz e per l'Italia... l'opera lirica.
In una prossima edizione del saggio potrebbero entrare Stefano Gabbana e Domenico Dolce: la scelta di diventare Fondatori sostenitori della Scala sancisce un'affinità culturale ma anche una sintonia con la visione di italianità dei due stilisti, portata avanti con coerenza da molti anni. E l'annuncio di ieri è in realtà il punto di arrivo di un percorso iniziato nel gennaio 2015, con la sfilata di alta moda allestita nel foyer Toscanini. Poi c'è stato il sostegno a gli studi di venti giovani allievi della Scuola di ballo dell'Accademia della Scala e due iniziative dal forte valore simbolico: gli stilisti hanno curato e finanziato gli allestimenti floreali del Palco reale nei momenti clou della stagione e, last but not least, nelle settimane che anticipano il periodo natalizio, lo speciale albero di Natale del foyer.
«La scelta di diventare Fondatori sostenitori è stata la naturale evoluzione di un rapporto ormai consolidato, un gesto d'amore e di riconoscenza a un'istituzione simbolo di Milano e della cultura italiana in tutto il mondo – spiegano Domenico Dolce e Stefano Gabbana –. Siamo felici di poter dare il nostro supporto, di far brillare ancora di più un teatro che tutti ci invidiamo».
La fascinazione di Dolce&Gabbana per l'opera lirica e il Teatro alla Scala, così legato all'immagine di Milano e al suo attuale “momento di grazia”, emerge anche da un'altra recente scelta.
Dall'inizio del mese le vetrine di una delle più importanti boutique Dolce&Gabbana di Milano, quella di via Spiga, nel cuore del quadrilatero della moda, sono natalizie a modo loro. Al posto dei “normali” addobbi, c'è un omaggio a Renata Tebaldi, una delle più importanti cantanti liriche del secolo scorso, che proprio alla Scala debuttò nel 1946. «L'opera lirica, il balletto e la musica classica hanno in sé una forza e un fascino ai quali è impossibili restare insensibili – raccontano gli stilisti –. Per le nostre prime sfilate, quando eravamo molto giovani e all'inizio di un percorso di conoscenza delle arti, come colonna sonora scegliemmo, istintivamente, proprio brani di musica classica». A proposito di gioventù, Domenico Dolce e Stefano Gabbana non sono d'accordo con chi pensa che l'opera lirica sia adatta solo a un pubblico “maturo”: «Oltre agli studenti dell'Accademia, abbiamo conosciuto moltissimi giovani affascinati dall'opera, dal balletto, dalla Scala in sé. Speriamo di poterli aiutare ad avvicinarsi ancora di più a questo mondo».
L'impegno è importante anche dal punto di vista economico: secondo lo statuto del teatro, per diventare Fondatori sostenitori servono 600mila euro in un periodo non inferiore ai cinque anni. Un esempio di mecenatismo culturale sempre più diffuso tra i gruppi della moda e che testimonia la solidità dell'azienda Dolce&Gabbana, una delle poche del settore in Italia a superare il miliardo di fatturato: nel 2014 i ricavi erano saliti del 9% a 1,05 miliardi e per il 2015 è previsto un altro aumento.
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