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Dario Franceschini: «Un patto tra moda e cultura»

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Dario Franceschini: «Un patto tra moda e cultura»

FIRENZE - La crescita che l'industria italiana della moda si aspetta nel 2016 non potrà che essere moderata e, soprattutto, incerta, viste le crisi geopolitiche e i timori generati dal terrorismo internazionale. Dunque, a maggior ragione, il sistema moda – inteso in tutti i suoi tasselli, dal tessile all'abbigliamento, dalla concia alla pelletteria alle calzature – deve giocare tutte le carte per spingere e promuovere il made in Italy, a partire da quella più “naturale” e finora meno sfruttata: il patrimonio culturale.

È il messaggio partito ieri dalla cerimonia inaugurale dell'89° Pitti Uomo (1.219 marchi per il 44% esteri che alla Fortezza da Basso presentano le collezioni per l'autunno-inverno 2016-2017: la più importante rassegna mondiale del settore maschile), cerimonia che si è svolta nella Sala d'Arme di Palazzo Vecchio.

«Serve un patto tra il mondo della moda e le istituzioni culturali del Paese, che devono aprirsi reciprocamente, fare sistema e lavorare insieme – ha detto Dario Franceschini, primo ministro della Cultura a inaugurare un Pitti Uomo –. Voglio aprire tutti i luoghi della bellezza italiana alla moda italiana – ha aggiunto – perché sono due pezzi dell'identità nazionale che si integrano, e che possono dare una spinta allo sviluppo».

Il cambio di passo è già avviato: l'obiettivo è che moda e cultura, a braccetto, diventino un «formidabile veicolo di attrazione economica e turistica». In questo senso va la prossima firma di una convenzione tra la direzione delle Gallerie degli Uffizi e la fondazione Pitti Immagine Discovery: nel triennio 2016-2018 saranno allestite mostre di cultura della moda contemporanea nei musei di Palazzo Pitti, a partire dalla Galleria del costume. Proprio Pitti, del resto, utilizza da anni il patrimonio culturale fiorentino per promuovere stilisti e aziende, come farà domani con il (appena) riaperto teatro Niccolini che diventerà la cornice per la presentazione della collezione del designer Marco De Vincenzo.

«La moda è un pezzo del patrimonio culturale italiano», ha sottolineato il sindaco di Firenze, Dario Nardella, annunciando i lavori per la ristrutturazione di «un gioiello di questo patrimonio culturale» come la cinquecentesca Fortezza da Basso di Firenze, che ospita le fiere fiorentine della moda. «Il progetto preliminare è approvato – ha detto Nardella parlando di un intervento complessivo, in attesa da decenni, lievitato a 142 milioni di euro – e il primo lotto dei lavori partirà nel 2016, grazie alle risorse della Camera di commercio». Un richiamo alla necessità che i futuri lavori alla Fortezza non interrompano lo svolgimento delle fiere è arrivato dal presidente di Pitti Immagine, Gaetano Marzotto, e dal neo presidente della holding Centro di Firenze per la moda italiana (Cfmi), Andrea Cavicchi: «Abbiamo bisogno di una Fortezza funzionante», hanno precisato.

Sul fronte dei mercati, tra gli imprenditori della moda serpeggia un po' di preoccupazione. «La situazione mondiale è instabile – ha spiegato Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia – e nel 2016 ci aspettiamo una crescita intorno al 2% quindi moderata ma, soprattutto, incerta».

La “scottatura” del 2015, con l'accelerazione del primo semestre e la doccia fredda arrivata nel secondo, brucia ancora. E il terrorismo internazionale, aleggiato ieri in Palazzo Vecchio con le notizie in arrivo da Istanbul, e “visibile” alla Fortezza da Basso con la diffusa presenza delle forze dell'ordine, si riflette sugli acquisti dei consumatori.

«In questo momento la leva su cui spingere è lo sviluppo sui mercati internazionali – ha concluso Roberto Luongo, direttore generale dell'Ice – e in questo senso il tavolo messo in piedi dal ministero dello Sviluppo economico con imprenditori, associazioni e fiere del settore moda è uno strumento molto forte di politica industriale. Se l'Italia punta, tutta insieme, l'obiettivo, non ha nulla da temere dai Paesi concorrenti».

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