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Ripartono gli ordini dei buyer italiani: online, stranieri e voglia di bellezza spingono lo shopping

Se le stime generali di Sistema Moda Italia parlano di una timida ripresa dei consumi interni nel primo semestre 2016 (+0,8%), dopo un 2015 negativo (-0,8%), i multibrand italiani di fascia alta sembrano tirare un sospiro di sollievo dopo l’incertezza degli ultimi anni. E aumentano i budget d’acquisto delle collezioni invernali 2016/17, in questi giorni sulle passerelle di Milano Moda Uomo con 39 sfilate e 48 presentazioni.

Le ragioni sono due: il ritorno agli acquisti da parte della clientela - a dire il vero i top client non hanno mai smesso di fare shopping, avevano solo ridotto la frequenza - e le nuove strategie messe in atto dagli stessi retailer per ovviare allo stallo che ha attanagliato il mercato domestico per anni. Così, dopo essere stati a Pitti Uomo a Firenze, tappa obbligata per chi vende moda maschile (e non solo) di fascia alta al dettaglio, ora sono a Milano dove partecipano a sfilate, presentazioni e appuntamenti in showroom (quelli dove, in concreto, si scrivono gli ordini).

«Il budget stanziato per l’AI 2016/17 supera del 50% quello dello scorso inverno - spiega Federico Giglio, titolare delle boutique Giglio di Palermo -; il 2015 per noi è stato un anno molto positivo: abbiamo chiuso con un aumento di ricavi del 20%, ma le vendite del nostro e-store, lanciato nove anni fa e gestito interamente da noi, sono decollate: +140%. Il fatturato online supera quello di tutte e sette le nostre boutique “fisiche”». L’incremento delle vendite e-commerce ha avuto un influsso positivo anche sulla gestione dell’azienda. «Ci ha costretto ad aumentare l’assortimento e ad ampliare l’offerta». La proposta merceologica si va definendo in questi giorni a Milano: «L’obiettivo è trovare prodotti di qualità con un forte contenuto moda », dice Giglio.

Anche Claudio Antonioli, titolare delle boutique Antonioli a Milano - fondata nell’87, la più importante sul piano economico - Torino e Lugano, ha alzato il budget per l’inverno 2016/17 rispetto a quello dello scorso anno. Merito della crescita delle vendite, offline (+8%) ma soprattutto online: «Le-shop, aperto cinque anni fa, è arrivato a fatturare cinque volte il negozio di Milano e nel 2015 ha registrato una crescita del 53% rispetto all’anno precedente. L’ammontare dei nostri ordini va di conseguenza». La Rete ha permesso ad Antonioli di rivolgersi a una clientela internazionale: «I mercati più dinamici - dice il titolare - sono Regno Unito, Stati Uniti e Germania. L’Italia assorbe solo l’8-9% degli acquisti online». E, dopo aver ampliato gli orizzonti del business ha cambiato anche la geografia degli ordini: «La parola chiave per me e gli altri tre buyer del mio team è ricerca. Per questo frequentiamo tutte le fashion week che consideriamo stimolanti: Milano, Londra, New York e Parigi, ma anche Copenhagen, Seul e Tokyo». Secondo Antonioli, l’Italia gioca un ruolo importante a livello internazionale: «Partecipiamo a Pitti, alle sfilate, a White. Certo, in Italia noi compriamo i pezzi “più classici”».

Le boutique Franz Kraler - tre a Cortina e una a Dobbiaco - non hanno una trasposizione online, ma nel 2015 hanno registrato ricavi in aumento (+30%) e attirano una clientela internazionale: «Ci sono molti americani, sudamericani e sudafricani - dice Daniela Kraler - e continuiamo ad avere clienti russi. Nelle vacanze di Natale abbiamo visto un aumento degli italiani: forse il terrorismo li ha portati a scegliere una meta domestica». A Pitti e alle sfilate milanesi Kraler ha notato «un grande ritorno al buongusto, all’eleganza. È un bene: i nostri clienti vogliono comprare stile italiano, la sartorialità e cura del dettaglio», chiosa Kraler.

Le sfide cui i retailer multimarca si dovranno preparare sono due: accontentare una clientela sempre più globale e informata e far fronte all’ imprevedibilità del mercato, che si ripercuote sui consumi. «Il 2016 credo sarà un anno incerto - dice Beppe Angiolini, titolare dei negozi Sugar di Arezzo - ma non bisogna cedere ai timori. Piuttosto, investire per trovare delle soluzioni: noi, per esempio, stiamo per lanciare l’e-commerce e saremo presenti anche sull’aggregatore virtuale di boutique farfetch.com». A fare la differenza, sia online sia offline, è l’offerta: «Rappresenta il dna di un multimarca - dice Angiolini - e va ripensata: deve essere decisa, specializzata. Non è più tempo diconfusione». Anche Angiolini è impegnato nel tour de force degli acquisti A-I 2016/17: «Milano, anche grazie al lavoro della Camera della Moda, ha ritrovato un po’ di quel glamour che invece prima le mancava e che le permetterà di recuperare terreno su Parigi. Speriamo continui così».

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