Cosa vuol dire davvero essere individui oggi che l'individualità è solo una strategia di marketing? Probabilmente non è l'apparire a tutti i costi, sgomitando per attirar l'attenzione, come suggeriscono e istigano, subdoli, social e mass media. Sottrarsi al rumore dell'oggi per esplorare dimensioni più raccolte e personali: questa potrebbe essere la vera rivoluzione. È Giorgio Armani a guidarla, concentrato e propositivo come non mai. Giunto sulla soglia degli 82 anni, Armani non molla un colpo: guarda il mondo fuori dalla torre d'avorio e reagisce. «Lusso vero, per me, è non farsi notare troppo», racconta backstage. La collezione, potentemente, profondamente armaniana nella ricerca di una eleganza soft che ruota intorno ad una fisicità presente e guizzante, pervasa da note dense di un blu che calma e rassicura, carica di impercettibili echi etnici, si intitola Pensieri disallineati ed è ispirata alla silhouette di William Burroughs, nume tutelare del movimento beat, scrittore anticonformista sotto ogni aspetto. Scelta singolare quanto lodevole, che da sola dice tutto. «Non ho paura di essere me stesso - prosegue Armani -. In questa collezione ho voluto fare un sunto dei miei amori stilistici, lavorando con forme che accompagnano il corpo e colori che non faranno girar la testa per strada, ma di certo ricordare. La sfida vera è rinnovare il guardaroba senza rinnovarlo». Ed è proprio qui che Armani arriva al punto: nella ricerca di una modernità senza tempo sta la forza di uno stile che dura, classico e controcorrente insieme.
Non tutti promulgano l'understatement di Armani, naturalmente. Non certo Dean e Dan Caten, che da DSquared2, da sempre, intendono la moda come una forte affermazione di personalità: forte per tagli, dettagli, esibizione compiaciuta di sessualità. A questo giro è un ibrido di sartoria all'inglese e fumettismo pop giapponese che all'inno di #mangapunk porta il kilt sopra i pantaloni e stampe pop sopra i parka. La strizzata d'occhio a Yohji Yamamoto è evidente, ma l'espressione è tipicamente Caten: energetica. Massimo Giorgetti, da Msgm, abbandona la nicchia delle felpe e della moda facile mostrando una benvenuta maturità, che non vuol dire abbandono del giovanilismo, ma scelta di un lessico più ricercato. È lo studio di volumi e colori a colpire: conciso, puntuto, efficace.
Da Dirk Bikkembergs la muscolarità compiaciuta e atletica che è tratto distintivo della casa è ancora una volta protagonista, in un mix audace e grintoso di tailoring e motociclismo pensato per le freeway sfreccianti delle metropoli di domani.
L'opposizione natura-città è una della dinamiche presenti e potenti della stagione. Brendan Mullane porta l'uomo Brioni in montagna, in mezzo a una tempesta, e lo espone al senso del sublime, rivelando nuove, più poetiche nuance alla sartorialità della maison. Per Kean Etro, tutte le cose buone sono libere e selvagge. Ovvero: bisogna ritrovare il contatto con la terra, che in termini di moda vuol dire riscoprire il tatto e accettare le imperfezioni, compreso l'orlo del pullover che si disintegra.
Il viaggiatore di Caruso è un'anima nobile che si incanta di notte davanti al cielo, vestendo di bianco. L'esploratore multiculturale di Missoni, invece, indossa maglioni carichi di preziosismi etnici sotto l'abito asciutto, oppure parka protettivi che brulicano di piccole geometrie fondenti.
Il superuomo di Calvin Klein è pronto per la furia degli elementi, in città come en plein air: stratifica piumini e camici metallizzati, e incede con un passo marziale che non lascia adito a equivoci. È di una purezza scabra e lirica la bella prova di Damir Doma, che alla visione nitida unisce la scelta di un set d'eccezione: il binario 22 della stazione centrale. Il giovane, ma già sicuro, Christian Pellizzari, in fine, lavora sulla materia: ruvida, tattile, per abiti dalle linee precise ma rilassate.
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