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Filatura, nei distretti prove di aggregazione e ordinativi in ripresa. Al via oggi Pitti Filati.

Firenze - Si avvicina l'inversione di rotta per l'industria italiana della filatura, che manda in archivio il 2015 col quarto risultato negativo: -1,7% il fatturato a 2,87 miliardi di euro e -1,1% l'export che ora pesa il 30%, secondo le stime Smi elaborate per Pitti Filati. In contrazione anche il valore della produzione realizzata in Italia, che segna -3,5% a 1,7 miliardi. A far ben sperare è il cambio di passo visto nella seconda metà del 2015, soprattutto per i filati di lana trainati dall'export; ma anche la (insolita) effervescenza sul fronte acquisizioni, con il gruppo tedesco Sudwolle che ha comprato le aziende biellesi Safil e Gti, e il fondo di private equity Gradiente che ha acquisito l'80% del Lanificio dell'Olivo, una delle più prestigiose aziende di filati per maglieria del distretto tessile pratese. Due operazioni che toccano i distretti leader della filatura, e che potrebbero aprire la porta ad altre aggregazioni nel settore, che negli ultimi dieci anni ha visto scomparire aziende e addetti.

Nonostante questo la filatura italiana resta leader nel mondo, in particolare quella per maglieria che da oggi è in mostra alla Fortezza da Basso di Firenze al 78esimo Pitti Filati: 115 marchi (per il 20% esteri) che presentano le collezioni per la primavera-estate 2017 e che prenotano un anno di ripresa. «La prima parte del 2015 è stata condizionata dalla fermata degli ordini provenienti dal mondo del lusso – spiega Paolo Todisco, amministratore delegato di Zegna Baruffa – e in particolare dal rallentamento di Cina e Russia che hanno dato un colpo di freno a tutti i maglifici. Ma da aprile gli ordini sono ripresi, e quelli autunnali segnano +10% facendo ben sperare per quest'anno». Il segmento lusso è ancora in una fase riflessiva, aggiunge Todisco, mentre sui filati basici la ripresa è spinta dal dollaro forte che aiuta nel Far East. Zegna Baruffa prevede di chiudere il 2015 con un fatturato consolidato di 113,5 milioni, in crescita del 4%, e di migliorare il margine operativo di un punto (l'anno scorso era stato del 4,8%). Sulle voci di possibili acquisizioni, Todisco non chiude la porta: «Siamo interessati ad esplorare forme di sinergia con altri interlocutori – dice - e siamo aperti al dialogo con operatori interessanti».

Chiude il 2015 con ricavi stabili il leader dei filati d'alta gamma Cariaggi: 102,7 milioni di fatturato, grazie agli Stati uniti che mettono a segno +10% e alla Cina +24%. «Siamo soddisfatti della crescita all'estero – spiega l'ad Piergiorgio Cariaggi – che quest'anno è pesato per il 39% del fatturato: i clienti in tutto il mondo ci riconoscono la capacità di coniugare le caratteristiche di fibre che vengono da lontano con l'artigianalità e la creatività made in Italy». Vedono prospettive brillanti i 14 produttori pratesi di filati per maglieria riuniti nel consorzio Cpf: «Questa edizione di Pitti parte in un clima complessivamente ottimistico», dicono. Per i filati pratesi l'export dei primi nove mesi 2015 ha segnato +0,4%, ma con una forte accelerazione nel terzo trimestre (+11%). «Le turbolenze mondiali preoccupano tutti e il nostro settore non fa eccezione – afferma Ilaria Taddeucci Sassolini, presidente di Cpf –, tuttavia le dinamiche di mercato offrono anche opportunità interessanti. Emblematico la Cina, meno accessibile per i prodotti finiti, ma ancora dinamica per prodotti intermedi come i nostri, tanto che nel 2015 Hong Kong ha segnato +43%».

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