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Silvia Venturini Fendi: «Il talento si valorizza in squadra».…

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Silvia Venturini Fendi: «Il talento si valorizza in squadra». E sottolinea l'importanza decisiva degli artigiani

Coltivare i giovani talenti dello stile è una delle sfide più rilevanti nell’industria della moda. Italiana e non. E ogni big brand può snocciolare parecchi nomi di creativi cui ha garantito l’abbrivio, trasformatosi successivamente in rampa di lancio o, addirittura, in vero e proprio successo planetario.

Silvia Venturini Fendi, direttore creativo degli accessori e dell’uomo nell’azienda eponima, fondata dai nonni e ora controllata dal colosso francese Lvmh, racconta la storia del “dietro le quinte” del suo ufficio stile, che ha sfornato nomi del calibro di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, Frida Giannini, Alessandro Michele, lo stilista di cui ora parla tutto il mondo fashion. «E non dimentichiamo - aggiunge Venturini Fendi parlando al 1° Master luxury, fashion and retail management della Business School del Sole 24 Ore a Roma - Giambattista Valli, Marco De Vincenzo, Sergio Zambon e Anthony Vaccarello, che potrebbe essere uno dei candidati da Dior».

La ricetta? Semplice, puntualizza la stilista: «In Fendi c’è spirito familiare, non ci sono regole rigide, nessuno ha paura di parlare, e si portano avanti le idee con libertà di espressione: siamo una cinquantina, una vera squadra». Ovviamente parlando del marchio romano - che ha appena inaugurato il flagship store di largo Goldoni con stanze private e sette suite cinque stelle (a marzo aprirà il ristorante Zuma) - non si può tralasciare di approfondire il ruolo di Karl Lagerfeld, il decano della moda mondiale. «Karl - aggiunge la signora - fa parte del Dna di Fendi. È una persona di famiglia, ci basta un’occhiata per capirci al volo. È colto, geniale, parla di arte, di musica, cinema e fotografia, ma anche della sua gatta Choupette».

Sempre più spesso nel settore si parla di contrapposizione fra creatività e business, e di pressione sugli stilisti che sta diventando difficile da gestire, imposta dai ritmi serratissimi del mercato. «In effetti - risponde Venturini Fendi - non c’è più stacco tra una collezione e l’altra, non si parla più di stagionalità: ci sono invece delle tendenze. Ma il marketing, che poi è buonsenso applicato, deve essere coraggioso, e mi sento in feeling con l’amministratore delegato, Pietro Beccari, che è audace nelle scelte. Ciò premesso, se qualcosa sembra difficile da fare, o addirittura impossibile, il mio carattere mi impone di farla. Il che è reso possibile dai nostri abilissimi artigiani, senza i quali non si potrebbe realizzare quella qualità che è il segno di Fendi».

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