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Altaroma: protagonisti i giovani talenti internazionali

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Altaroma: protagonisti i giovani talenti internazionali

  • –di Nicoletta Picchio

Una sessione tutta per loro, Fashion hub. Per quei giovani stilisti che si affacciano al mondo della moda. È il nuovo focus di Altaroma, che da anni unisce le grandi firme dell'haute couture ai quelle dei talenti emergenti. È nato infatti nel 2005 il concorso Who is on next?, grazie alla collaborazione tra Altaroma e Vogue Italia. E dalle passerelle romane sono emersi stilisti che poi sono diventati famosi, da Alessandro Dell'Acqua a Gabriele Colangelo.

Ora l'attenzione ai giovani è diventata la mission dell'evento romano. È soprattutto dal già citato concorso Who is on next? (si tiene a luglio) che sono stati scelti i protagonisti di quest'ultima edizione romana. In un programma in cui ci sono una serie di eventi per i giovani, in calendario e non: da Portfolio Review, un giorno dedicato alla lettura del portfolio under 40 da parte di Sara Maino (Vogue Italia e Vogue Talent) alla performance dello Ied, l'Istituto europeo di design, che quest'anno ha deciso di celebrare la moda in commistione con altre arti.

Sulle passerelle c'è il vincitore dell'edizione 2015, L72, Lee Wood. È in Italia dal 1998, ha lavorato per quasi 17 anni con Donatella Versace. Poi, la sua linea. «Avevo deciso di fare il consulente e per propormi ho cominciato a disegnare prototipi. Creare una mia collezione e un marchio è venuto da sé», racconta. Tutto è prodotto in Italia, una condizione che accomuna i partecipanti al concorso.«Il made in Italy è un valore fortissimo, questo è importante per una start up italiana quando si presenta all'estero», continua Wood. Oltreconfine, specie in Oriente, il solo essere “italiano” già consente di ricevere grande attenzione. C'è più cautela in Italia. Ma la grande qualità, la ricerca sui tessuti, la quasi artigianalità fanno premio e sono le carte che questi giovani si giocano per farsi largo.

Addirittura Giuseppe Di Morabito ricorre alla suore di clausura di Locri per far cucire crochet all'uncinetto, che unisce al pizzo, come inserti, oppure per realizzare abiti interi «che sono quasi alta moda», dice Di Morabito, 23 anni, anch'egli finalista del concorso nel 2015. È alla sua terza collezione, ha già 25 punti vendita, 8 in Italia e il resto nel mondo. L'alta moda lo affascina, così come punta a Milano per il prêt-à-porter. Di Morabito gira l'Italia per far produrre i tessuti che disegna e si ispira all'arte: per quest'ultima collezione, alla Flora di Arcimboldo, per la prossima sta riflettendo sulle donne artiste del passato. Produce tutto in Sardegna il marchio Quattromani, di Massimo Noli e Nicola Frau. «Cerchiamo un forte legame con il territorio, stiamo riscoprendo lavorazioni antiche, in chiave contemporanea: utilizziamo il telaio a mano o semi meccanico ma con tessuti innovativi, per una ricerca di singolarità», spiega Frau. Ha appena stretto contatti con la Russia e aperto uno shop on line. Quattromani, racconta Frau, è stata scelta per sfilare da Coin Excelsior durante il calendario di Altaroma: «un traguardo importante».

La sfida di Miao Ran, 29 anni, va oltre: il suo è un marchio genderless, «che non vuole dire unisex». Sono abiti uguali «ma se li indossa un uomo sono da uomo e lo stesso vale per la donna». Si cambiano le stoffe per lo stesso modello, «più morbida e avvolgente per le donne, più sostenuta per gli uomini». Miao Ran cura moltissimo la modellistica, e certamente i tessuti. Per lui è importante la struttura dell'abito, in questa avanguardia della moda che rappresenta. E lo spiega così: «Interpreto il vestito come la casa del corpo».

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