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Giuseppe Zanotti cresce dell'8% grazie a creatività e know how «non copiabile»

«Fare previsioni,nell’industria del lusso, è difficile. Le turbolenze socio-economiche, il terrorismo e le guerre sono nemici della libertà di espressione e frustrano i creativi. La via che ho scelto, forse un po’ incosciente, è quella di rifugiarmi nell’innovazione che produce emozione, il contrario di quello che fanno molti brand».

Giuseppe Zanotti ama andare controcorrente. Lo stilista-imprenditore romagnolo, che dà il proprio nome alla collezione di punta della Vicini di San Mauro Pascoli, il distretto della calzatura di lusso made in Italy, mostra alcuni dei modelli della collezione autunno-inverno 2016/17 raccontandone i segreti manifatturieri. In questi mesi sta realizzando la nuova fabbrica con il quartier generale allargato a pochi chilometri dal mare, confermando la volontà di produrre tutto solo in Romagna: dai sandali-trampolo alle “pantofole” da uomo ricamate di Swarovski, incluse le sneakers con catene e borchie che piacciono ai rapper afroamericani, con prezzi al pubblico che non scendono mai sotto i 500 euro al paio.

«Ce la metto tutta - aggiunge Zanotti - per offrire una creatività più spigolosa, senza risparmiare né soldi né energia. Semino ogni giorno, faccio cose che sembrano impossibili, trasformandoci in specialisti del custom made. Qui c’è il know how ai massimi livelli, irripetibile e non copiabile».

I risultati del 2015 danno ragione a questa visione: il fatturato consolidato è cresciuto dell’8% a 169 milioni, con un ebitda aumentato in modo coerente, cioè del 7%. L’incidenza dell’ebitda sul fatturato è al 23%, un ottimo margine per chi ha costi di manifattura legati al vero made in Italy. «Certo - dice ancora Zanotti - i consumatori sui mercati internazionali si stanno comportando in modo disomogeneo: i turisti russi sembrano scomparsi, negli Stati Uniti si consuma poco rispetto alle potenzialità, direi addirittura un terzo in meno, il Medio Oriente soffre, mentre Dubai giganteggia; ma a Parigi, ad esempio, non abbiamo registrato riscontri negativi dopo gli attentati terribili di novembre».

Inclusa la nuova fabbrica romagnola, gli investimenti in conto capitale sono di circa 20 milioni, con aperture di nuovi negozi di proprietà che fanno salire a 44 su 101 il conto dei Dos: a Mosca, ancora inesplorata, e poi a Londra, a Mayfair, con il terzo store (cui si aggiungono Harrods e Selfridges) e a Shanghai, dove in questi giorni c’è il taglio del nastro a Grand Gateway e Ifc Pudong, dopo la storica boutique di Plaza 66.

«In Cina - ammette l’imprenditore, che a dicembre 2013 ha aperto il capitale ai fondi L Capital e L Capital Asia (controllati dal colosso del lusso Lvmh) - siamo talmente piccoli che il potenziale di crescita è importante. Abbiamo ricomprato, come annunciato, le joint-venture nella Repubblica popolare e in Medio Oriente, e siamo pronti a cogliere le sfide con un’azienda di 500 persone con le quali ogni giorno gettiamo il cuore oltre l’ostacolo». Le previsioni 2016 restano comunque positive, con un budget che fissa nel 9% l’incremento del fatturato, ma che non esclude di tornare alla doppia cifra, consuetudine negli ultimi anni. Ma la Borsa interessa? «Non mi fa paura - conclude Zanotti - perché noi abbiamo una vera manifattura, un vero prodotto, veri mercati e veri negozi: non tutti possono dirlo».

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