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Fenomeno it-bags: dalla Kelly alla Speedy, le borse icona (nate anche 80 anni fa) spopolano sui social

«Di cosa parliamo quando parliamo di borse», si potrebbe dire parafrasando Raymond Carver, soprattutto sul web: questa domanda ha generato la ricerca del Centro Studi della digital agency MM-One Group, con sede a Noventa di Piave, che ha analizzato con uno speciale software tutte le menzioni relative a 9 “It-bag” fatte sul web fra settembre e dicembre 2015. Le classifiche che ne sono derivate vedono in testa alle più menzionate la Birkin (38%) e la Kelly (27%) di Hermès, seguite dalla Speedy di Louis Vuitton (11%), mentre le più amate (cioè quelle con le menzioni dal “sentiment” più positivo) sono risultate essere la Saddle di Dior e la Jackie di Gucci.

E se Twitter è il social network dove si parla di più di borse-icona (77%), seguito da Instagram (12%), i Paesi più chiacchieroni sono l'Indonesia e gli Stati Uniti, dove in cima alle menzioni si trovano rispettivamente le due Hermès e la Speedy Louis Vuitton con la 2.55 di Chanel.
Un dato molto interessante riguarda le borse più costose per gli inserzionisti su Google in termini di “pay per click”: per ogni click sul web, infatti, il gigante di Mountain View ha chiesto nel periodo considerato una tariffa media di 1,38 dollari per ogni Jackie Gucci, 1,1 per la Baguette di Fendi e di 0,8 dollari per la Kelly Hermès. Come gli autori del report stesso sottolineano, si tratta certamente di numeri che possono subire variazioni anche in base al periodo di tempo preso in esame, e stiamo parlando di una piccola selezione di tutte le “it-bag” presenti sul mercato, categoria che fra l'altro è soggetta a rapide evoluzioni.

Quello che colpisce, però, è che delle 9 it-bag considerate, cinque non sono esattamente delle novità, visto che hanno un'età compresa fra gli 80 e i 30 anni: Coco Chanel battezzò la “2.55” dal mese e dall'anno della sua creazione, il febbraio del 1955; il prototipo di quella che sarà nota come “Kelly” (un omaggio a Grace Kelly) fu lanciato da Hermès negli anni Trenta; e la Jackie di Gucci prende il suo nome da Jackie Kennedy, che la sfoggiava negli anni Cinquanta. Icone, appunto, senza età, capaci di attrarre i desideri delle donne contemporanee in un panorama sempre più competitivo, come quello delle borse: un ambiente nel quale, peraltro, un design di successo non gode della stessa, stringente tutela legale di un logo, e quindi può essere più facilmente fonte di ispirazione per brand di fascia media, che offrono borse simili a prezzi più competitivi.
Il fatto che queste “grand dames” della pelletteria riescano a monopolizzare il dibattito su un mezzo contemporaneo e mutevole come il web si spiega anche con il crescente fenomeno dello “swapping”, la compravendita di borse di lusso usate su siti specializzati, come Vestiarie Collective o The RealReal, che sta appassionando i millennials, i nuovi protagonisti del lusso, come ha evidenziato il recente studio “True Luxury Global Consumer Insight 2016” (si veda Il Sole 24 Ore di ieri): le it-bag come nuova forma di investimento? D'altra parte, è stata una Birkin la borsa per cui si è pagata la cifra più alta di sempre (223mila dollari) a un'asta.

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