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Mipel, gli Usa e il Far East tra le priorità della pelletteria

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Economia & Finanza

Mipel, gli Usa e il Far East tra le priorità della pelletteria

Alle fiere di settore si è imputato il fatto di rappresentare un contenitore obsoleto nell’epoca dei social e della globalizzazione. Eppure alla 109esima edizione di Mipel, fiera dedicata alle borse e alla piccola pelletteria, i più soddisfatti sembrano essere gli emergenti. Che nel padiglione 10 della Fiera di Rho-Milano occupano uno spazio dedicato: «Dal 2011 ho partecipato a diverse fiere sia in Italia sia all’estero - dice Francesco Visone, napoletano, fondatore dell’eponimo marchio di borse made in Campania -; a Mipel è la prima volta: il contenuto “moda” è inferiore, ma mi sta aiutando a entrare in contatto con molti compratori e distributori internazionali, in particolare asiatici».

Sono contenti anche Fabio Galasso e Paola Gualini, fondatori di Corso Undici, etichetta di borse che è stata selezionata dalla boutique Biffi di Milano per essere esposta nella sezione “Glamourama” della fiera. Galasso e Gualini non sono degli start upper: rappresentano la seconda generazione alla guida di un’azienda abruzzese, la Corso11, che produce pelletteria di altagamma per aziende del lusso internazionale, fattura 2,5 milioni di euro l’anno e ha 35 dipendenti: «Il lavoro da terzisti è decisivo per la nostra azienda e pensiamo di incrementarlo nei prossimi anni complici le politiche di reshoring che le aziende stanno mettendo in atto. Il nostro brand è una scommessa, ma sta riscuotendo successo: abbiamo riscontrato interesse per artigianalità e prodotto e siamo contenti».

Non mancano i big tra i 300 marchi riuniti a Mipel fino a questa sera. Aziende che devono una grossa fetta del proprio fatturato ai mercati stranieri e che fanno i conti con una situazione in fase di cambiamento: «Stiamo lavorando molto sul prodotto per andare incontro alle esigenze di alcuni mercati che stanno soffrendo - dice Lorenzo Braccialini, direttore marketing - per esempio abbiamo reso più moderna e fresca la linea Tua by Braccialini». Il gruppo fiorentino, cui fanno capo anche Gherardini e Francesco Biasia ha chiuso il 2015 «in flessione» e nel 2016 conta di «rientrare negli Usa partendo dai department store e creare un ponte tra canale di vendita on e offline in Cina, dove apriremo anche alcuni outlet. Non escludiamo un intervento diretto sulla Russia, per arginare le perdite».

I buyer russi, sebbene in misura nettamente inferiore al passato, a Mipel ci sono: «Ne abbiamo registrati parecchi - dice Gianni Chiarini, titolare dell’omonima azienda toscana, 33 milioni di fatturato nel 2015 (+8%) - credo per il prodotto, che ha un prezzo proporzionato alla qualità e uno stile accattivante». L’obiettivo, per l’azienda che produce i brand Gianni Chiarini e Gum, è quello di sbarcare negli Usa: «Un mercato interessante e difficile, che stiamo studiando».

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