
Tenacia, quasi testardaggine. E un pizzico di fortuna. Così Carlo Traglio, presidente e amministratore delegato di Vhernier, è riuscito a coronare il sogno di aprire un negozio a New York, il terzo negli Stati Uniti per il marchio di gioielleria e «punto di svolta» per la crescita sul grande mercato americano. «Il 2015 è stato un anno molto positivo per Vhernier negli Stati Uniti: le vendite sono salite del 20% e per il negozio di Beverly Hills, a Los Angeles, il primo che abbiamo aperto in Usa, dal 2013 l'aumento è stato del 150% – racconta Traglio, che di Vhernier è anche direttore creativo –. Per il 2016 l'obiettivo è aumentare le vendite del 40% per arrivare, entro 4 anni, a 30 milioni di fatturato solo su questo mercato. Lavoreremo inoltre sulla distribuzione wholesale e l'intera riorganizzazione è affidata a un nuovo ceo per l'America, Michele Heary, che viene da un'esperienza in Tiffany e che avrà a disposizione una nuova sede, sempre a New York e non lontano dal negozio».
Il flagship di Manhattan si trova su Madison Avenue, tra la 66esima e 67esima strada, cioè a pochi isolati da Central Park e vicino a moltissimi marchi del lusso europei e americani. «Subentriamo a una gioielliera e in passato gli spazi (235 metri su due piani e con due vetrine su strada) erano stati occupati anche da Bulgari – aggiunge il presidente di Vhernier –. La ristrutturazione non sarà lunga, saremo pronti in maggio con il concept già scelto per Milano e che ha preziosi tocchi di made in Italy, come i tessuti in cashmere di Loro Piana».
Nel 2015 l'export di Vhernier è arrivato al 55%, equamente diviso tra Europa e Stati Uniti e il fatturato ha superato i 30 milioni (+20% sul 2014). L'ambizione è arrivare a cento milioni entro cinque anni, puntando sia sulle linee iconiche “pret-à-porter” sia sull'alta gioielleria, cioè pezzi con un valore superiore ai 200mila euro. «Nel negozio di Miami, aperto un anno fa e già arrivato a break even, vendiamo molti pezzi unici di altissimo valore: è anche con questi che pensiamo di centrare l'obiettivo di crescita che ci siamo dati – precisa Traglio –. Sulle collezioni che vanno invece nelle vetrine di tutti i negozi faremo due lanci all'anno, introducendo qualche novità, da affiancare a gioielli Vhernier che sono già diventati iconici».
Gli Stati Uniti comunque non sono l'unico obiettivo del marchio: «Abbiamo messo a punto collezioni ad hoc per Giappone e Corea, dove sono molto apprezzati i gioielli “miniaturizzati”. Noi siamo famosi per le forme di design, a volte imponenti, ma abbiamo cercato di adattare lo spirito Vhernier alle esigenze di quei mercati».
Imprevisti geopolitici o finanziari permettendo, Traglio resta ottimista per il suo settore: «In un clima di incertezza come questo, la gioielleria viene vista anche come bene rifugio. Una conferma ”laterale” viene dal mercato delle pietre preziose, le cui quotazioni sono salite del 30% nell'ultimo anno: i rubini ad esempio ora costano un milione a carato. Per fortuna noi abbiamo comprato molte bellissime pietre negli anni scorsi e ora dobbiamo solo divertirci a creare dei pezzi unici».
Un'ultima novità riguarda l'e-commerce, che partirà, solo per una selezione di prodotti, entro l'estate. «Non sono sicuro di come si svilupperanno le vendite di lusso online, ma è importante esserci», conclude Traglio.
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