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I big della moda made in Italy crescono più della manifattura per…

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I big della moda made in Italy crescono più della manifattura per fatturato, margini e forza lavoro

Salvatore Ferragamo con i suoi artigiani negli anni 40 (foto archivi Ferragamo)
Salvatore Ferragamo con i suoi artigiani negli anni 40 (foto archivi Ferragamo)

Le aziende italiane della moda procedono a passo spedito e vantano fondamentali robusti. Vanno decisamente meglio delle aziende manifatturiere e alla fine non hanno niente da invidiare ai grandi gruppi francesi del lusso, da Lvmh a Kering passando per Chanel: pur avendo dimensioni inferiori negli ultimi anni hanno registrato più o meno gli stessi ritmi di crescita, ma al tempo stesso sono risultate meno indebitate e più liquide. Questa è la fotografia scattata da R&S Mediobanca sul comparto, tenendo conto delle 143 maggiori realtà italiane che nel 2014 hanno vantato un fatturato di almeno 100 milioni di euro. Si tratta di aziende che ambiscono al mercato mondiale dei beni dilusso, che nel 2015, stando al Monitor Bain-Fondazione Altagamma, ha registrato un giro d'affari di 253 miliardi, in crescita del 13% a cambi correnti (ma del 2% a. cambi costanti).

«Le aziende della moda battono il resto della manifattura per quattro a zero: ossia per crescita, redditività, liquidità e solidità», ha spiegato Nadia Portioli, analista di R&S Mediobanca. Numeri alla mano, se nel 2014 la manifattura ha registrato un fatturato in calo dello 0,8%, le aziende italiane della moda hanno vantato un progresso medio del 5,8% e le Top15, ossia Giorgio Armani, Benetton, Calzedonia, Dolce&Gabbana, Geox, Luxottica, Max Mara, Moncler, Otb (la holding creata da Renzo Rosso a cui fa capo anche Diesel), Prada, Safilo, Salvatore Ferragamo, Tod's, Valentino, Zegna, del 5,6%.
Tra le big italiane, in verità, andrebbe considerata, tra le altre, anche Gucci, che però non redige più un bilancio proprio, perché fa parte di Kering.

Dall'indagine è emerso che non solo il fatturato del settore della moda è andato meglio, ma anche la redditività. In particolare l'ebit, che si è attestato al 9,3% contro il 6% della grande manifattura italiana. Se poi si tiene conto solamente delle prime aziende, la marginalità sale addirittura al doppio, circa al 12,3%. Analizzando il periodo 2010-2014 il fatturato delle Top15 è salito del 30,8%, quelle del settore in generale del 27,7% e quello del comparto manifatturiero del 16,3%. Nello stesso periodo l'ebit è salito per le Top15 del 26%, per la moda del 25,1% e per la manifattura del 14,1%. Il settore si è distinto anche in tema di forza lavoro: i dipendenti delle Top15 sono aumentati del 34,2%, quelli della moda del 22,7% e quelli del manifatturiero del 14%.

I grandi gruppi esportano soprattutto fuori dai confini europei: in generale dal 2010 al 2014 le aziende del comparto hanno spinto l'acceleratore dell'export, con un'incidenza che in media è passata dal 50,3% al 60,1%.
Le Top 15 hanno una redditività maggiore del resto delle aziende sia considerando sia il ritorno sugli investimenti, sia quello sul capitale. Migliori in assoluto Ferragamo e Moncler, seguite da Armani e Prada. Si tratta inoltre di aziende poco indebitate: in media i debiti del 2014 hanno rappresentato il 23,4% del capitale netto per le Top 15 e il 36,8% per il settore. Armani è il gruppo meno indebitato delle Top15 (1,9% il rapporto tra debiti e capitale netto), seguito da Max Mara (2%) e Tod's (4,4%). Ultime in classifica su questo fronte sono Luxottica (50%) e Moncler (55,8%).
Quanto alla liquidità, dal 2010 al 2014 per le Top15 è passata complessivamente da 3,7 a 5,9 miliardi (+60,2%). I record spettano al gruppo Max Mara e ad Armani, che hanno una liquidità, rispettivamente, di 904 milioni e 561 milioni, pari a 25 e 19 volte i debiti.
Lo studio indica dunque che il modello italiano del settore, fatto perlopiù da aziende di medie dimensioni, funziona altrettanto bene di quello francese, formato da grandi gruppi che detengono tanti marchi. In media il fatturato nel periodo 2010-2014 per le aziende della moda italiana è aumentato del 27,7% per quelle francesi del 30,8%. Nel 2014, comunque, le italiane sono andate meglio con un fatturato cresciuto sul 2013 del 5,8% contro il +2,2% delle francesi. Le italiane hanno le spalle più larghe: il rapporto tra debiti e patrimonio netto del 2014 è stato di 24,8 volte per le italiane e di 35,5 volte per le francesi. Il rapporto tra liquidità e debiti è stato pari a 107,2 volte per le italiane e a 41,5 volte per le francesi.

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