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Piccione.Piccione, San Andres, Vivetta e Lucio Vanotti: il poker di emergenti punta all’estero

Un debutto ufficiale sulle passerelle milanesi. Traguardo raggiunto attraverso percorsi diversi, con comuni denominatori: il concorso Who is on next, che Vogue Italia organizza con Altaroma, e l'attività di scouting di Giorgio Armani, che nel teatro di via Bergognone ospita ormai da dodici stagioni i brand emergenti. Sono stati questi i due trampolini di lancio per Vivetta, Lucio Vanotti, Piccione.Piccione e San Andres Milano, gli emergenti ieri in calendario.

Piccione.Piccione è stato tra i vincitori dell'edizione di Who is on next del 2014, un risultato importante per un marchio nato nel 2012 anche se l'esperienza di Salvatore Piccione, 30 anni, parte da ben prima: diploma allo Ied, poi Londra a lavorare da Mary Katrantzou, collaborazioni con Céline, stilista da Hobbs. La partenza è stata sprint: «Mi ricordo 35 ordini fatti in pochi giorni, appena aperto lo showroom», dice Piccione. Oggi che il marchio è venduto in più di 200 negozi, il sogno dello stilista è un monomarca, «anzi tre da aprire contemporaneamente, Italia, Cina ed Emirati». All'estero vende di più che nel nostro paese, ma la produzione vuole mantenerla qui: la ricerca dei tessuti, che disegna da solo, è importantissima e lo stilista ha un accordo di produzione con la Mantero. La sua donna? «Femminile, voglio dare sempre un'emozione positiva», e per quest'ultima collezione si è ispirato all'amore, grazie ad un libro di Paulo Coelho, “Brida”.

È stata la sfilata al teatro Armani, l'anno scorso, che ha fatto fare il salto a Vivetta Ponti: «Mi ha dato visibilità e ampliato il mercato», dice Vivetta. Italia, ma soprattutto Asia, Emirati arabi, Russia: il marchio è in circa 200 multibrand di alto livello. Sta crescendo molto anche la linea bambina. I primi passi Vivetta li ha compiuti da Cavalli: «Ho imparato molto, specie sui ricami». Poi, nel 2008, la scelta di un marchio proprio. Per ora disegna tutto da sola: «Mi piace cambiare, anche se mantengo alcuni elementi iconici, come il colletto con le mani». Il suo hobby è la lettura, che poi tanto hobby non è visto che dai libri trae anche idee, come per l'ultima collezione, ispirata al personaggio di Ertè, protagonista dell'Art Deco.

Anche Vanotti è uno dei talenti valorizzati da Armani nel suo teatro. Una sintonia: «Mi riconosco nel suo tipo di estetica». Il marchio, Lucio Vanotti, è nato nel 2012 e la sua fonte di ispirazione è il no-gender. «Lo sento mio, percepisco una forte curiosità da parte del pubblico femminile nel curiosare nel mondo maschile e viceversa», dice Vanotti, che è molto presente in Giappone. L'Europa e l'Italia vanno ancora conquistate: «È più difficile rispetto ad altri Paesi». Per la produzione, tutta italiana, si affida a laboratori soprattutto del Nord Italia: «Un partner valido a livello produttivo è indispensabile. Ne stiamo cercando uno». L'impegno è tanto: «Sfilare è uno sforzo economico notevole». E Vanotti vorrebbe qualche attenzione in più per i marchi giovani: «Sfiliamo l'ultimo giorno, quando i buyer e la stampa sono partiti per Parigi».

C'è la tradizione messicana rivista in chiave contemporanea negli abiti di Andres Caballero, che nel 2006 ha creato il marchio San Andres Milano. Alessandro Moneta è il co-fondatore, che si occupa di più della parte commerciale, in particolare dei mercati dell'Asia. Un prodotto assolutamente sartoriale, spiegano: «Una demi-couture, con ganci fatti a mano, rifiniture che si trovano soltanto nelle prime linee dei grandi marchi».
La crescita è continua, soprattutto all'estero: il budget è ancora piccolo, «ma stiamo andando avanti con un aumento delle vendite del 15-20% a stagione». La presenza all'estero è molto diffusa: Asia, Golfo, Russia, ma anche Usa, oltre che Italia ed Europa. «Realizziamo collezioni molto strutturate, adeguate alle esigenze dei vari paesi» dice Moneta. Il made in Italy è un punto di forza. Ma l'offerta è anche molta e Andres conclude: «Bisogna lavorare sodo e diversificarsi molto».

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