Moda24

La ballerina punk di Valentino e il denim chic di Chanel

  • Abbonati
  • Accedi
parigi, giorno 8

La ballerina punk di Valentino e il denim chic di Chanel

Chanel, Hermès e Valentino in passerella a Parigi
Chanel, Hermès e Valentino in passerella a Parigi

In un'epoca di affarismo bieco e cinismo dilagante, l'affermazione puó quasi apparire naif, ma è indubitabile che il successo di una sfilata - intesa come spettacolo a tutto tondo, non come semplice parata di vestiti su un plotone di manichini viventi - dipenda in larga parte dall'emozione che essa suscita nel pubblico. Sono emozioni quasi sempre basilari, di pancia e per nulla lambiccate, ma proprio per questo molto intense.

Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, gli autori del nuovo, fulgido corso della maison Valentino, con il pathos che avvolge e coinvolge ci sanno fare. Maneggiano con destrezza e acume materiali drammaturgici che non di rado commuovono fino alle lacrime. La sfilata presentata ieri a Parigi in un set di legno grezzo e consumato come la sala prove di una scuola di danza, ad esempio, è stata accompagnata da una colonna sonora eseguita live su un pianoforte a coda. Espediente scarno ma efficace, che ha esacerbato il lirismo di tutta la prova, strappando agli spettatori la standing ovation. «La moda non è solo consumo. È emozione e cultura - commentano i direttori creativi, riferendosi di sbieco all'euforia sciocca per il “vedi & compra” -. Il fashion show per noi è un happening: un momento da vivere, del quale i vestiti sono solo una parte. Condividiamo un viaggio con il pubblico: un momento unico e speciale. Ci piace pensare, parafrasando il pensiero di un artista del gruppo Fluxus, che la moda possa rendere la vita più interessante della moda».

La cornice narrativa è chiara, e l'effetto potente. In passerella si materializza una donna nuova: aggraziata e fragile, ma dalla secchezza quasi punk, che come una ballerina assai disciplinata mescola capi militari e tutù, vestine fluttuanti e anfibi robusti. Altrimenti, si lascia tentare da un decorativismo lieve che di Valentino è ormai segno conclamato, e che a questo punto appare ridondante. Persino le emozioni, del resto, richiedono editing severi.

Avrebbe beneficiato di una potente selezione anche la mastodontica collezione di Chanel, ambientata in una riproduzione su scala monumentale dei salons di Rue Cambon, tra specchi moltiplicatori e una selva di seggioline dorate di sola prima fila. Non c'è tutto, ma di tutto, dai colori violenti ai naturali, dal jeans sbarazzino al nero sempre chic. È da tempo che Karl Lagerfeld esplora il concetto del guardaroba, più che quello della collezione tematica, ma a questo giro la ricchezza di spunti è particolarmente evidente.

Da Hermès la selezione è rigorosa e l'immagine più fiera e marziale del solito. Compaiono addirittura le borchie - tattili, non punk - mentre il cashmere double guadagna un aplomb coriaceo. Sono insieme discinte e composte le giovani fanciulle di Sonia Rykiel, perbene e birichine come da copione.

© Riproduzione riservata