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I profumi dell’Officina Santa Maria Novella in 75 boutique nel mondo

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I profumi dell’Officina Santa Maria Novella in 75 boutique nel mondo

Quando Giorgio Vasari nel 1565 progettò il celebre “Corridoio” per unire Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio, i frati domenicani di Santa Maria Novella producevano lozioni, farmaci e profumi già da tre secoli. Ecco forse perché oggi, insieme agli Uffizi, molti turisti inseriscono nel loro “grand tour” di Firenze anche l’Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, una delle sue “aziende” più antiche, che dal 1612 vende nel mondo i suoi prodotti e che alla fine degli anni Ottanta è stata acquisita dall’ingegnere Eugenio Alphandery: «I miei vicini di casa erano i vecchi proprietari e un giorno mi chiesero di aggiustare la macchina per fare le pastiglie. Mi sono innamorato di quell’azienda, che all’epoca era in crisi, e l’ho comprata», racconta.

Oggi l’Officina ha 130 dipendenti e 75 monomarca nel mondo, declinazione contemporanea di una fama che già nel Seicento aveva raggiunto Russia, India e Cina, anche grazie a “testimonial” d’eccezione come la regina Caterina de’ Medici, che nel 1533 aveva portato alla corte di Francia l’acqua profumata confezionata per lei dai frati e che ancora oggi è venduta come “acqua della regina”.

Il negozio madre è quello di via della Scala, 1.700 metri quadri fra arredi ottocenteschi, sale decorate con affreschi trecenteschi, aree adibite a biblioteca e museo, con vasi, macchinari e vetri che raccontano gli oltre 400 anni di vita dell’Officina, e oltre a una nuova tisaneria, riprodotta anche nella boutique di New York, a SoHo: «Gli Stati Uniti sono il mercato sul quale stiamo puntando - spiega Alphandery –. I nostri primi mercati sono però ancora in Asia: il Giappone, che è cresciuto del 22% nel 2015, poi la Corea (dove i prodotti dell’Officina hanno conquistato la signora Seo Yun Lee, vicepresidente e figlia del fondatore di Samsung, che ne ha sostenuto la distribuzione retail, ndr), e molto bene sono andati anche Taiwan e Hong Kong. L’Italia, in ogni caso, genera circa il 63% del nostro fatturato».

Nel 2015 i ricavi hanno superato i 25 milioni di euro e nel 2016 si prevede di raggiungere i 28, anche grazie a nuove aperture, due in Corea, una in Indonesia, due in Russia e una a Miami, Stati Uniti. A trainare le vendite è anche l’e-commerce, per ora disponibile solo in tre mercati: «È una scelta precisa – prosegue Alphandery –. Il web va approcciato al meglio, altrimenti conviene evitarlo. Il nostro prodotto ha bisogno di essere spiegato, compreso, cosa che si può fare solo in negozio. Anche per questo il personale di tutti i negozi deve fare uno stage in quello di Firenze, per spiegare ai clienti i prodotti dell’Officina».

Prodotti che hanno spesso secoli di vita, come l’acqua della regina ma anche l’Aceto dei sette ladri, da annusare per tenere lontano i bacilli, o l’alchermes per cui si usa una ricetta del 1743, accanto a novità che ogni anno escono dallo stabilimento in stile Liberty dell’Officina, nella zona nord della città: «Investiamo moltissimo in ricerca – spiega Alphandery che ha inventato lui stesso alcuni macchinari o ne ha migliorati altri, come gli orci dove macerare lo storico pout pourri –. Le nostre materie prime sono selezionatissime». Per esaltare il ruolo delle erbe officinali, nel 2014 l’Officina ha inaugurato il “giardino di Santa Maria Novella” sulle colline di Castello, che evoca il medievale “Hortus conclusus” ed è aperto al pubblico.

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