Moda24

Il piano Clessidra in due fasi per il rilancio di Roberto Cavalli

  • Abbonati
  • Accedi
industria

Il piano Clessidra in due fasi per il rilancio di Roberto Cavalli

La “nuova” Roberto Cavalli, passata la scorsa primavera sotto il controllo del fondo Clessidra, archivia il 2015 con ricavi in forte flessione, Ebitda negativo e utile netto positivo. Ma la maison estrae il coniglio dal cilindro con la vendita per 145 milioni di un intero palazzo a Parigi, di proprietà della maison: una dismissione che, grazie a una cospicua plusvalenza, ribalta la posizione finanziaria netta a +74,5 milioni dai precedenti -41,1 milioni.

Partiamo dai dati: i ricavi consolidati sono diminuiti del 14,2% a 179,7, anche a causa della cessazione della licenza della collezione Cavalli Class con la Dressing, ora in concordato preventivo, con conseguente passaggio sotto le “insegne” della Swinger. I ricavi delle licenze sono calati del 17,1% a 53,7 milioni, ben lontani dai fasti dell'era d'oro della maison toscana. L'Ebitda consolidato 2015 è negativo per 1,6 milioni, principalmente a causa di costi di riorganizzazione non ricorrenti, mentre l'utile netto è rimbalzato a 32,7 milioni dal precedente deficit di 9,7 milioni. Infine, c'è la plusvalenza sul building di rue Saint-Honoré, ceduto a un fondo immobiliare europeo, in cui la boutique e gli uffici Roberto Cavalli resteranno in affitto: una robusta iniezione di liquidità funzionale allo sviluppo.

«Non ci sono sorprese nel bilancio 2015 - dice il ceo Renato Semerari - perché l'azionista e il management si stanno muovendo in un percorso obbligato: sapevamo che c'erano molte cose da cambiare radicalmente e che i risultati non sarebbero stati gloriosi. Il progetto, però, è di medio-lungo periodo e i risultati della campagna vendite danno segnali positivi: per la collezione donna autunno-inverno 2016-17, disegnata dal direttore creativo Peter Dundas, l'incremento degli ordini è del 18%. Non ci facciamo prendere da facili entusiasmi, ma la risposta è buona».

La strategia dei nuovi azionisti al 90% - che avevano valutato l'azienda toscana 390 milioni, pari a 16 volte l'Ebitda 2014, ma con un prezzo finale legato alle performance reddituali - si divide in due fasi: la prima, battezzata “fix and prepare”, ha una durata di 24-36 mesi ed è focalizzata su rinforzo manageriale, ridefinizione e sviluppo di ready-to-wear, pelletteria, scarpe e uomo, riposizionamento del marchio e dello story-telling, impulso al canale wholesale negli Stati Uniti e revisione di retail ed e-commerce.

La seconda fase, denominata “grow”, sarà avviata nel 2018 e sarà declinata nell'espansione geografica, partento dalla Cina e dall'Asia, anche attraverso partnership strategiche che vedranno in prima linea i soci che sono entrati nel capitale della Cavalli con Clessidra, e cioè Chow Tai Fook Enterprises della famiglia Cheng, una delle dinastie più famose della Repubblica popolare, e il fondo di private equity L-Gam.

«Il piano strategico è chiaro - aggiunge Semerari - ed eventuali correzioni di rotta ci saranno soltanto in caso di risultati inattesi. Sul retail, in particolare, siamo stato il primo brand del lusso ad aprire un monomarca a Teheran, lo scorso febbraio, perché la forza della Cavalli in Medio Oriente è evidente e il riscontro positivo. A fine 2016 inaugureremo uno spazio alle Hawaii, nel mall Ala Moana di Waikiki, perché era un'opportunità da cogliere. Per il resto, lavoreremo nella prima fase sul network attuale, mentre nella seconda punteremo a un miglior equilibrio geografico: sui conti pesano le turbolenze sui mercati in cui siamo più forti, come la Russia con la svalutazione del rublo e le quotazioni basse del petrolio in Medio Oriente, ed è quindi necessaria una maggiore diversificazione per aree».

© Riproduzione riservata