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Bulgari scommette sulla fabbrica-scuola. Il ceo Babin al Master di Roma: «Formazione e digitale per garantire il futuro»

Non va “di moda”, ed è questa la sua fortuna. Sembra un paradosso, visto che si tratta di un brand del lusso, ma per Bulgari è così: «Il nostro stile è molto potente, e nel tempo lo abbiamo declinato in gioielli, orologi, profumi, hotel e borse - spiega Jean-Christophe Babin, ad del marchio dal 2013 -. Per noi non esistono stagioni, non dobbiamo rinnovare tutto di continuo, e questo ci dà tranquillità e stabilità rispetto a un marchio fashion». Per due ore, lunedì scorso, Babin ha raccontato agli studenti del primo Master in Luxury, Fashion & Retail Managament del Sole 24 Ore a Roma i segreti del successo della maison, sempre più brillante nel firmamento di Lvmh, il gruppo di cui fa parte dal 2011. Un successo confermato anche dai numeri più recenti: nel primo trimestre la divisione “Watches&Jewelry” di Lvmh, di cui Bulgari è il brand più importante, è cresciuta del 7%, quasi il doppio del 3% di crescita complessiva del gruppo. E anche se Lvmh non diffonde i dati sulle sue singole maison, gli analisti stimano che il fatturato di Bulgari si aggiri ormai intorno ai 2 miliardi.

«Nella gioielleria siamo il terzo brand al mondo dopo Cartier e Tiffany, nei profumi il decimo, e nei prossimi 3-4 anni apriremo altri 10 hotel - ha detto l’ad - Il lusso non è un automatismo. Bisogna sempre creare desiderio ed essere in grado di mantenere il proprio stile rinnovandosi velocemente». Nell’ultimo anno, Bulgari ha saputo tener fede a questa strategia con il lancio da una parte della “tradizionale” alta gioielleria della collezione “Giardini Italiani” (che, si legge nel bilancio 2015 di Lvmh, ha avuto un successo «spettacolare») e del suo primo “intelligent watch”, il Diagono Magnesium, che hanno soddisfatto la crescente fame di novità dei consumatori del lusso contemporaneo. Consumatori che vanno seguiti, studiati, coccolati: «Se sai offire un ottimo servizio nei nostri hotel, lo saprai fare anche in boutique, e viceversa - ha proseguito Babin, ribadendo la crucialità di un’ottima brand extension -. Noi puntiamo a conoscere le date più importanti della sua vita, le sue passioni, è un lavoro enorme, ma ripaga. Gli orologi e i profumi sono nati proprio per coccolare i clienti, come omaggi in boutique: il primo orologio Bulgari è stato un digitale, inventato nel 1975 da Nicola Bulgari come gift per i mariti che acquistavano gioielli per le signore».

Oggi per gli orologi esiste una manifattura ad hoc a Neuchâtel, in Svizzera, e le boutique sono circa 300 in tutto il mondo, in grande maggioranza a gestione diretta. Per sostenere la crescita del suo business, Bulgari inaugurerà a fine anno la nuova manifattura di Valenza, nel cuore del distretto orafo piemontese, che si affiancherà a quella per la high jewelry sulla via Aurelia, a Roma, e che a regime darà lavoro a 700 persone: «I nostri stabilimenti in zona, a Valenza e Solonghello, non bastavano più. Il progetto è molto ambizioso, perché sarà una manifattura molto versatile, dagli spazi produttivi ai parcheggi, per rispondere efficacemente e rapidamente alle variazioni del mercato». A Valenza, inoltre, ci sarà una Bulgari Academy, una scuola di formazione interna «che accoglierà 20-30 ragazzi e li metterà in grado di iniziare a lavorare entro sei mesi». Questo modello di fabbrica-scuola è ripreso dalla Svizzera, dove i mestieri manuali sono molto più valorizzati e promossi rispetto all’Italia: «Il sistema pubblico italiano sbaglia a puntare sui mestieri intellettuali. In Svizzera solo il 20% dei giovani è laureato, ma gli altri lavorano tutti e sono ben pagati. Qui dobbiamo subentare in prima persona, anche perché dobbiamo garantire il nostro futuro». Il futuro per Bulgari è, come ormai per tutti i big player del lusso, anche digitale: «Rinforzeremo l’e-commerce, per arrivare dove non conviene aprire una boutique fisica, ma anche perché ci consente di soddisfare il desiderio, l’impulso all’acquisto che è tipico del lusso. E che va soddisfatto il prima possibile, per impedire che si diriga altrove».

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