Ci sono gemme che non si estraggono scavando montagne, ma scendendo nel mare. È il caso del corallo di Sciacca, scoperto fortuitamente da alcuni pescatori nel 1875 sui fondali al largo della città siciliana: un corallo fossile, cresciuto sull'isola vulcanica Ferdinandea che emerse nel 1831 per poi tornare sott'acqua appena un anno dopo. Un corallo della famiglia del “corallium rubrum” mediterraneo, ma al quale l'azione dei fanghi vulcanici ha donato sfumature inedite, dall'arancione intenso al salmone, fino ad arrivare al nero con chiazze di giallo.
Alla fine dell'Ottocento si scatenò una sorta di febbre del corallo a Sciacca, e il prezioso materiale venne depredato. Ma nel 2012, proprio a Sciacca, cinque aziende specializzate nella lavorazione di questa gemma del mare si sono riunite in un consorzio per preservarne l'identità e la storia.
«Siamo un microdistretto – racconta Giuseppe Conti, titolare della gioielleria Oro di Sciacca e presidente del consorzio, che comprende anche G&M Gioielli Caruana, Maurizio Alfeo, Nocito e Sabrina Orafa in Sciacca -. I nostri laboratori lavorano solo corallo fossile, non intaccando il nuovo che si sta riformando. Lo estraiamo in modo centellinato, siamo attenti alla sostenibilità. E il mercato, soprattutto quello estero, ci sta premiando».
Il Consorzio è piccolo e giovane, ha un giro d'affari di circa 2 milioni, ma è iperattivo: Conti è appena tornato con i colleghi dall'International Jewellery Fair di Tokyo e nel 2015 i loro gioielli sono stati esposti, con successo, anche a New York, Doha, Londra. «Abbiamo siglato degli accordi per la distribuzione negli Stati Uniti e in Europa. I mercati arabi in particolare stanno andando molto bene – prosegue Conti –. Stiamo crescendo, e nel 2016 dovrebbero entrare nel consorzio altre 9 imprese del territorio. La selezione è molto accurata, il processo di lavorazione dev'essere certificato, e bisogna avere anche uno speciale punzone fornito dalla nostra Camera di Commercio».
Se all'estero si concentrano i progetti di espansione commerciale, supportati anche dall'Ice, il cuore del Consorzio è saldo nel territorio di Sciacca e in Sicilia, dove la tradizione dei gioielli in corallo è secolare: «Il 5 febbraio è stato inaugurato il primo corso per la lavorazione del corallo nell'istituto d'arte locale, abbiamo poi un progetto con l'Università di Palermo per la rivalutazione della nostra arte corallara. E vorremmo anche dar vita a un museo del corallo di Sciacca - spiega il gioielliere - . Inoltre, vorremmo far lavorare di nuovo gli antichi cotonifici della zona, che in passato producevano tessuti di cotone, coltivato qui, per le aziende del Nord, ma che poi hanno chiuso. Li abbiamo coinvolti nel nostro nuovo progetto, “Ulera”».
A siglare questo legame, le creazioni del Consorzio sono state ospitate anche nell'hotel Brown's di Londra, proprietà del gruppo Rocco Forte, che proprio a Sciacca ha il suo Verdura Resort. Certo, non si fa mistero dei limiti che impone il trovarsi in una zona per certi versi isolata, dove l'aeroporto più vicino, quello di Palermo, dista 120 km. Ma le aziende non si scoraggiano, anzi, utilizzano con sapienza e senso di innovazione sia il web sia i social, dove il consorzio è attivissimo: «I giovani lavorano con entusiasmo nei nostri laboratori – nota Conti -. D'altra parte la nostra non è solo un'arte, ma una filosofia di vita».
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