Moda24

Cala l’export della calzetteria (-9,8%), ma sale…

  • Abbonati
  • Accedi
industria

Cala l’export della calzetteria (-9,8%), ma sale il mercato interno: nella produzione Italia seconda solo alla Cina

L'Italia resta il secondo produttore al mondo di collant, con una quota del 24,6%: solo la Cina, che ha una quota del 26,9%, fa meglio. Ma il 2015, per la calzetteria italiana, non è stato un anno positivo: il turnover è calato del 5% a 830 milioni, un andamento condizionato più dal mercato estero (-9,8%), che da quello interno. In Italia infatti i consumi, pari a 675 milioni, sono cresciuti del 2,2%, confermando il trend del 2014, quando però l'incremento era stato maggiore (+7% sul 2013).

È quanto emerge dai dati dell'Osservatorio della calzetteria femminile, presentati dal Centro servizi impresa (ex Centro servizi calze) a Castelgoffredo (Mantova), “capitale” di un distretto da circa 8mila addetti, storicamente specializzato nella produzione di calze e collant da donne, anche se in anni recenti le aziende hanno diversificato nello sportswear e nightwear (pigiameria). «In un contesto di mercato molto complesso come quello attuale – ha commentato il presidente del Centro servizi impresa Walter Gambetti – gli elementi di forza vanno trovati nel distretto e nel mercato interno».

Cecilia Gilodi, responsabile del Centro studi di Sistema moda Italia (Smi), ha spiegato che il nostro diretto concorrente, la Cina, esporta principalmente negli Stati Uniti e in Giappone, mentre la calzatteria italiana si rivolge soprattutto ai 27 Paesi dell'Unione europea. «La Russia, fino a pochi anni fa primo mercato estero delle aziende italiane, adesso importa in prevalenza dalla Serbia e “solo” il 6% dalla Cina – ha spiegato l'economista di Smi –. Nel 2015 l'Italia ha esportato per 466 milioni, mentre le importazioni sono state di 134 milioni. Il comparto della calza presenta quindi un saldo della bilancia commerciale di 332 milioni. Positivo, certo, ma con un contrazione rispetto all'anno precedente dell' 8,5%». Sul mercato interno il principale prodotto resta il collant (52% di market share) e le catene sono al primo posto come canale (35% delle vendite), seguite dalla grande distribuzione (29,6%), mentre il dettaglio indipendente scende al 20%. Cauto ottimismo per l'anno in corso grazie ai risultati della scorsa stagione autunno-inverno, chiusa con un aumento dell'1,2%, con vendite ampiamente sopra questa media per catene e grande distribuzione, oltre che per il canale degli outlet.

Tornando ai dati sull'export, Cecilia Gilodi ha aggiunto che i principali sbocchi della calzetteria italiana si confermano Regno Unito – mercato in crescita del 4,8% e dove l'Italia esporta il doppio di collant rispetto alla Cina – Germania e Francia. In flessione a doppia cifra invece la Spagna.
L'analisi dei bilanci di un campione di oltre 50 imprese della provincia di Mantova attive nella calzetteria e nei settori vicini dell'intimo-mare, elaborata sempre dal Centro studi Smi, ha messo in luce come in questi anni di crisi, in cui si sono ridotti ricavi e utili (anche se solo il 20% delle aziende ha chiuso l'esercizio 2014 in perdita) anche le risorse destinate agli investimenti si sono sensibilmente ridotte, con conseguente mancato rinnovamento del parco tecnologico, sul quale, invece, si gioca la competizione.

© Riproduzione riservata