
«Nel 2016 compiamo 140 anni ed è un anniversario di cui siamo molto orgogliosi, essendo arrivati alla quinta generazione. Ma non c'è quasi tempo per godersi questo traguardo oppure per organizzare eventi particolari: restare competitivi in un mondo così pieno di incognite significa non abbassare la guardia neppure per un attimo. Però un piccolo lusso ce lo siamo concesso: per la prima volta nella nostra storia abbiamo scelto una testimonial, o meglio, una madrina, che sentiamo vicina per molti motivi».
Silvio Albini guida l’omonimo gruppo – il più grande produttore europeo di tessuti per camicie – insieme ai due fratelli Andrea e Stefano, mentre il cugino Fabio è direttore creativo e introduce così la principale novità del 2016, il legame con la modella e attrice Elisa Sednaoui. «Il padre di Elisa è egiziano, la madre italiana: questo è il primo punto d’incontro, perché il gruppo Albini è fortemente legato al territorio bergamasco, ma allo stesso tempo ha investito da molti anni nei campi di cotone in Egitto, creando le migliori condizioni di sostenibilità ambientale e sociale. Poi c'è l'affinità di Elisa con il mondo della moda, di cui anche noi siamo un tassello – spiega Albini –. Last but not least, abbiamo colto l'occasione per sostenere la fondazione di Elisa, la Esf, che ha sede a Luxor, in Egitto, e che ha da poco aperto una succursale a Bra, in Piemonte, dove la modella è nata». La Esf sostiene l'istruzione e in particolare i percorsi formativi nella creatività di bambini che non avrebbero le possibilità economiche per farlo
Nel 2015 il fatturato del gruppo è arrivato a 148,5 milioni, in crescita del 2% sul 2014 e Silvio Albini si ritiene soddisfatto: «Entrare nel tunnel della recessione globale, iniziata nel 2008, e uscirne vivi o forse addirittura rafforzati è già un traguardo importante e saremmo contenti se anche il 2016 si chiudesse come il 2015. Sono cresciuti i ricavi, ma anche il cash flow, da 13,3 a 13,7 milioni, e l’utile netto, da 4,3 a 4,4 milioni. L’indebitamento è sceso del 10%, nonostante gli investimenti (4,9 milioni nel 2015) che abbiamo continuato a fare, in capacità produttiva sempre più sostenibile. Non solo: siamo un’azienda fortemente patrimonializzata e vogliamo restare indipendenti. Il patrimonio netto è passato dai 70,7 milioni del 2014 a 75,6 milioni».
L’export del gruppo è al 70%, ma considerando che i tessuti vengono venduti a marchi della moda e del lusso che a loro volta vendono in tutto il mondo, la percentuale è molto più alta. «Nei prossimi anni continueremo a proporre collezioni di tessuti in cotone, lino o in altri materiali pregiati e misti, frutto della ricerca nei nostri laboratori interni – prosegue Silvio Albini –. È sbagliato pensare che il tessile sia un settore maturo. Omeglio, lo è perché ha tanta storia: noi siamo nati nel 1876 e dopo un solo anno di attività la tessitura era già dotata di 40 telai meccanici e impegnava 44 operai. Però c’è spazio per innovazione di prodotto e di processo, come dimostra il nostro percorso e quello di tante altre aziende del settore e sono convinto che valga per l’intera filiera tessile-moda».
L’altro tema caro alla famiglia Albini è la sostenibilità: «Per noi è prioritaria, in senso ambientale e sociale, da molti anni. Ma mi sono reso conto di quanto sia centrale per i Millennials, i consumatori del futuro – conclude Albini –. Qualche settimana fa sono stato alla Parsons di New York, una delle più importanti scuole di moda americane, dove abbiamo portato una piccola mostra sulla storia e sul futuro del lino. La maggior parte delle domande degli studenti sono state proprio sulla sostenibilità». Il gruppo bergamasco è già all'avanguardia: nel 2015, grazie agli investimenti degli scorsi anni, sono state risparmiate 2.300 Tep (tonnellata equivalente di petrolio), 8 milioni di kWh elettrici, 6.000 tonnellate di CO2 e 1,3 milioni di metri cubi di metano
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