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Caviale e blinis, i ricordi di Lenin e la vista sulla Piazza Rossa: tutte le anime della Russia nell’Hotel Metropol di Mosca

  • –di Sara Magro
Il Metropol è nel centro di Mosca, a due passi dalla Piazza Rossa, dal Cremlino e dal Teatro Bolshoi
Il Metropol è nel centro di Mosca, a due passi dalla Piazza Rossa, dal Cremlino e dal Teatro Bolshoi

Domenica, ore 9: comincia il tour dell’Hotel Metropol di Mosca. Il cinque stelle storico della capitale russa è infatti un monumento, e come tale va visitato. Il ritrovo è nella lobby, tra gli stucchi e gli specchi déco, i salotti in seta, i banchi in marmo e ottone del check in, il rumore di passi che tuona tanto è ampio e alto lo spazio.

Il gruppo si muove in silenzio, guarda intorno, in alto, indietro con meraviglia. La guida, una signora che sa molto sulla storia dell'arte e dell'Urss, inizia il suo discorso davanti ai vetri anni Venti del primo ascensore di Mosca: «In ogni Paese ci sono hotel leggendari, e il Metropol per la Russia è uno di questi. È sempre stato emblema della ricchezza e del lusso, e dopo la Rivoluzione d'Ottobre nel 1917 è diventato la sede del Soviet, quando la capitale fu trasferita da San Pietroburgo a Mosca». Ma se altrove il regime ha spazzato via i simboli degli sfarzi pre-rivoluzionari, al Metropol tutto è rimasto com’era nel 1905, quando ha aperto per iniziativa del filantropo Savva Mamontov che aveva riunito allo scopo i migliori architetti, artisti, e scultori del tempo.

Guardando la magnifica sala delle prime colazioni, con il soffitto vetrato e la fontana al centro, la guida racconta: «Sul palco dove il sabato e la domenica mattina suona l’arpista, Lenin ha fatto il discorso d’insediamento, e nelle sale al primo piano sono stati firmati trattati importanti come l’accordo con la Cina di Mao Zedong».

Dopo il 1918 al Metropol vivevano anche degli inquilini, in affitto, come in un normale condominio. E sebbene il regime vietasse ogni tipo di rapporto tra russi e forestieri, era impossibile non supporre in quelle stanze intrighi amorosi e storie di spionaggio, o attribuire alla struttura lussi, per esempio l’acqua calda, che nessuno, fuori di lì, poteva permettersi. Il Palace era avvolto da un’aura misteriosa e leggendaria, e faceva parte dall’immaginario politico, sociale, letterario. Ne ha scritto Bulgakov nel “Maestro e Margherita”, e vi alludeva Pasternak nel Dottor Živago.

Il tour, che finisce con un lauto brunch, dura un paio d’ore, e comprende la visita alle suite storiche, la pomposa sala Boyarsky, la galleria fotografica degli ospiti illustri, tanti, tantissimi. Si riconoscono le personalità del XX secolo, Lenin, Stalin, Trockij, Cechov, Mitterand, Bernard Shaw, una carrellata di ritratti autografi fino a Barack Obama, e molte celebrità internazionali.

Le camere sono grandi e austere, i bagni sono di concezione pre-Putin, e non ci sono smart tv a 40 pollici. L'importante però è non confondere la sobrietà con la mancanza di lusso. Il Metropol è un hotel di lusso. Ugualmente sarebbe sbagliato scambiare la serietà delle persone con una mancanza di cortesia: sono molto cortesi, ma non hanno la cultura del sorriso smagliante. Bisogna piuttosto sintonizzarsi, capire dove ci si trova. La struttura riflette la storia che ha ospitato, le tradizioni e gli stili di vita del potere.

Nella sua eleganza di prospettive larghe e corridoi verdi pastello, passatoie blu e muri gialli, c’è una severità che ridimensiona il piacere dei fronzoli, e invita alla riflessione su necessario e superfluo. Non manca nulla, la pulizia è impeccabile, il servizio dedicato, ma soprattutto non ci potrebbe essere una base migliore per visitare Mosca. Fuori dalle finestre: la piazza della Rivoluzione; il busto di Marx pensante; su un lato il Teatro Bolshoj, sull’altro l’ingresso alla Piazza Rossa, le cupole d’oro del Cremlino.

Qui Mosca: non ci sono dubbi. Anche la capitale contemporanea e internazionale di oggi è al Metropol, ritrovo mondano e d'affari, dove si beve il tè al pomeriggio e si cena da Savva, con piatti classici –blinis e caviale, borsh e pesce –preparati dallo chef Andrey Shmakov in modo attuale. Lo scorso dicembre al quarto piano è stata aperta un'Executive Lounge, luogo di lavoro e di relax, alternativa per colazione, cena e snack con cioccolatini, dolcetti e salatini preparati dallo chef pasticcere.

Continua la storia dell’hotel, che non teme paragoni con altre strutture più nuove e più internazionali. Perché nessuna può raccontare in modo altrettanto continuativo e diretto l’ultimo travagliato secolo russo, passato repentinamente dalla sovranità zarista a quella del popolo esattamente un secolo fa.

www.metropol-moscow.ru

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