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La Mer, l’Italia è un mercato chiave grazie a clienti sofisticati e profumerie indipendenti

Sandra Main, Global president di La Mer
Sandra Main, Global president di La Mer

«L’Italia è un mercato molto importante per noi: in primis perché è un Paese circondato dal mare e La Mer è un brand fortemente legato ad esso. E poi i consumatori locali sono esigenti, sofisticati e orientati a scegliere sempre i prodotti migliori, soprattutto quando si parla di lusso». Sandra Main, Global Brand President di La Mer, sinonimo di skin care di fascia alta, non può rilasciare dati economici in merito alle performance del brand, che fa capo al gruppo americano Estée Lauder, 10,8 miliardi di dollari di ricavi nel 2015 di cui il 42% generati da prodotti skin care. Ma conferma l’importanza dell’Italia: «Gli italiani si prendono cura della propria pelle in modo costante e approfondito - spiega -: credo sia una questione culturale e, insieme, anche uno degli effetti della particolare rete distributiva dei prodotti cosmetici nel vostro Paese».

Secondo Sandra Main le profumerie giocano un ruolo chiave in Italia: «Sono attività indipendenti, l’una diversa dall’altra, ognuna gestita da quello che io considero non un negoziante ma un imprenditore. E la gente ha sempre più voglia di fare acquisti in punti vendita nei quali è possibile avere un consiglio valido e mirato. Dunque sì, ritengo la rete distributiva un punto di forza di questo mercato, soprattutto per i prodotti di alta qualità». A far crescere il mercato è arrivato anche il mini Euro: «Il dollaro forte ha portato in Italia molti turisti che hanno comprato i nostri prodotti».

La crisi non ha intaccato il business di La Mer - che, secondo l’ultima relazione trimestrale del gruppo Estée Lauder si conferma uno dei driver delle vendite di prodotti skin-care: «Le nostre creme - spiega Main - sono più accessibili rispetto ad altri prodotti di lusso come una borsa o un abito, ma offrono un’esperienza di benessere di altissimo livello: prendersi 10 minuti per sé, per stendersi una maschera sul viso, è un modo per sentirsi speciale».

Nonostante si dica sia alla base della beauty routine di molte star di Hollywood, la genesi di La Mer è lontana dalle atmosfere patinate da red carpet: il dottor Max Huber, scienziato impegnato in studi aerospaziali, ustionatosi al volto in seguito a un esperimento finito male, si mise alla ricerca di un prodotto che potesse aiutare la propria pelle a rigenerarsi. Dodici anni (e seimila tentativi ) dopo nasceva la Crème de la Mer. La formulazione di questo prodotto, creato 51 anni fa, ha il proprio cuore nel Miracle Broth, un concentrato di estratti di alghe marine uniti a minerali e vitamine. La Crème de la Mer - che come ogni anno l’azienda crea in una speciale limited edition per il World Oceans Day - è tuttora il best seller del marchio: «Non l’abbiamo mai cambiata», dice la global brand president.

Nel tempo l’azienda, che conta 2.500 dipendenti nel mondo, ha ampliato il proprio portfolio prodotti fino ad arrivare a 58 referenze - il prossimo lancio, in Italia, sarà l’acqua micellare, a luglio - e senza mai tradire il proprio dna: «Il mare è la nostra fonte di ispirazione e l’origine degli ingredienti dei nostri prodotti, raccolti in modo sostenibile: questo rimane un punto fermo per noi. E continuiamo ad essere dei “puristi” della skin care», dice Main. I nuovi prodotti sono rivolti a una clientela sempre più giovane: «I Millennials non sono un target specifico per noi, crediamo che La Mer sia un marchio per tutte le età». E non solo femminile: «Il 10% dei nostri consumatori è maschio. Del resto il brand è stato fondato da un uomo».

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