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Un calendario forte, ricco di eventi (e polemiche)

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l’analisi

Un calendario forte, ricco di eventi (e polemiche)

Ancora una volta, sono io che sfilo per ultimo e per giunta da solo. È ora che anche gli altri marchi, a turno, facciano questo sacrificio e la Camera della moda deve darsi una mossa in questo senso». Dall’alto dei suoi 82 anni, Giorgio Armani non la manda a dire riguardo all’annoso problema del calendario delle sfilate di Milano. Un calendario, quello della primavera 2017 dedicata all’uomo, che si snocciola su alcuni punti di forza e altri di debolezza.

Tra i primi, va innanzitutto evidenziato il profondo substrato artigianale e industriale della filiera, capace di lavorazioni altrove inimitabili. Poi, la forza propulsiva di una manciata di brand che, ognuno a modo proprio (seppur tra alti e bassi stilistici), catalizzano l’attenzione di compratori e media. Infine, lo sforzo anche finanziario di giovani marchi di allargare la fruizione dell’evento-sfilata a un pubblico più ampio.

Proprio quest’ultimo aspetto, però, presenta anche uno spiacevole risvolto della medaglia, con imperdibili dinner organizzati in sovrapposizione degli show degli stilisti emergenti, che non hanno più la chance di vedere i fashion editor seduti in prima fila. Gli influencer, invece, ci sono, pagati a peso d’oro e in grado di “attizzare” lo shopping dei corteggiatissimi Millennials.

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