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Non mail, ma brand di lusso: Hillary Clinton finisce sotto attacco per…

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stile di una candidata

Non mail, ma brand di lusso: Hillary Clinton finisce sotto attacco per borse e giacche troppo costose

Ap
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Certo il livello di ostentazione non è quello dell’avversario repubblicano Donald Trump, che non fa mistero di adorare cascate dorate e barocchismi lussuosissimi di ogni tipo nelle sue case e nel suo stile di vita. E certo il suo staff deve averla ben avvertita che ormai da anni anche quello che si indossa aiuta oppure ostacola nel raggiungimento di ambiziosi obiettivi politici (la tendenza molto contemporanea al riciclo del guardaroba della oggi duchessa e domani futura regina Kate Middleton lo dimostra).

Tuttavia, anche l’austera Hillary Clinton si sta concedendo dei “vezzi” fashion che i suoi detrattori sono prontissimi a cogliere, per trasformarli in potenti armi di dissuasione di massa contro la paladina dei meno abbienti abitanti degli Stati Uniti.

L’ultimo caso è quello della borsa Ralph Lauren da 3.500 dollari indossata mentre, nelle vesti di nonna, si recava a far visita alla figlia Chelsea che ha appena avuto il suo secondo bimbo, Aidan, in una clinica di Manhattan.

Hillary Clinton con la Ralph Lauren «incriminata»

New York si conferma la città delle tentazioni, visto che nei giorni scorsi la Fifth Avenue si è ritrovata bloccata all’altezza di Bergdorf Goodman perché Mrs Clinton doveva recarsi dal celebre hairdresser John Barrett al nono piano del departement store, dove un taglio e piega non sono certo in offerta, ma costano circa 600 dollari.

La sequela newyorchese non è finita, perché proprio appena dopo aver conquistato anche i voti dell’Empire State, Hillary si è presentata sul palco a ringraziare i suoi sostenitori - e a condannare le disuguaglianze nella società - con una bellissima giacca Giorgio Armani da circa 12mila dollari.

Ora, come si dice, tutto è relativo. Secondo l’U.S. Public Financial Disclosure del 2015, il patrimonio netto di Hillary Clinton è stato di 31,3 milioni di dollari, quello del marito Bill di 80. Perché, dunque, non indulgere in qualche pezzo un po’ più appariscente, costoso, bello?

Certo non si può dire che i celebri “pantsuit” sfoggiati in tutti questi anni di attività politica siano stati dei picchi di originalità stilistica: creati da
Nina McLemore, che veste altre power women come Elizabeth Warren, probabile futura vice di Clinton, e la presidente della Federal Reserve Janet Yellen, non è che fossero neppure così economici, con un cartellino medio di 1400 dollari.

Ma forse è il designer, è il brand, è il logo a far scattare sull’attenti i moralisti del guardaroba. Più quando si tratta di una donna che di un uomo, magari. Cosa avrebbero detto se l’anno scorso, a Parigi, al posto di suo marito Bill ci fosse andata lei, Hillary, nella boutique Hermès di Faubourg Saint Honoré, passando più di un’ora fra Birkin e foulard?

Probabilmente il suo staff le starà suggerendo di mettere, almeno per ora, sotto chiave i suoi outfit e accessori più preziosi. Intanto, il mondo della moda è con lei, e lei lo sa bene. A febbraio, alle sfilate di New York, Anna Wintour è stata fotografata con la T-shirt di supporto a Hillary creata da Marc Jacobs, grande fan dell’ex Segretario di Stato insieme alla collega Tory Burch. Peccato che non ci sia più Oscar de la Renta, grande amico di Hillary scomparso nel 2014 e simbolo della moda made in Usa, che lei stessa aveva premiato nel 2013 ai Cfda Awards e al quale la William J. Clinton Presidential Library and Museum aveva dedicato una mostra poco prima.

Nel 2012 Clinton aveva dichiarato a Vogue: «Come molte altre donne nel mondo, scelgo sempre Oscar quando ho bisogno di risplendere». Se tornerà alla Casa Bianca, chi sarà il suo prossimo “illuminatore”?

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