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sostenibilità

Sulle colline liguri risorge l’antico Podere Case Lovara, progetto del Fai con la Fondazione Zegna

Affacciato sul mare cristallino del Parco Nazionale delle Cinque Terre, l’antico insediamento di Podere Case Lovara, nuovo bene del Fai a Punta Mesco, nei pressi di Levanto, ha finalmente riaperto al pubblico dopo la conclusione della prima fase di restauro sostenuta dalla Fondazione Zegna.

Quarantacinque ettari di terrento e tre fabbricati rurali segnano così il primo passo di un ampio e ambizioso progetto di riqualificazione del territorio agricolo della zona, che purtroppo vive da anni in stato di abbandono, con l’obiettivo di diventare un luogo di rievocazione della vita agricola del passato ma anche un modello di sostenibilità ambientale. Case Lovara, infatti, sarà un sito “pilota” che farà da modello per la corretta gestione dell’opera umana in aree soggette a vincolo storico e paesaggistico, come quella del Parco.

Il panorama

L’area, un insediamento agricolo, era nota già dal Medioevo e apprezzata per i suoi vigneti e oliveti. Ancora nel 1806 contava 16 nuclei familiari e 107 residenti. L’abbandono di molte aree agricole della zona interessò anche le Case Lovara, finché negli anni Novanta l’area venne acquistata da una società immobiliare, con lo scopo di farne un insediamento turistico, con gravi danni per l’integrità del paesaggio. Nel 1999 il progetto fu bloccato dall’istituzione del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il Fai venne poi contattato dall’amministrazione della società immobiliare e nel 2003 firmò un protocollo di intesa con il Parco, i comuni limitrofi di Levanto e di Monterosso al Mare e la Fondazione Zegna, con cui l’associazione siglò una partnership proprio quell’anno. Un accordo che ha portato alla realizzazione di altri importanti progetti come la Villa Della Porta Bozzolo a Varese, il Castello di Masino con il suo parco vicino a Torino e il Bosco di San Francesco ad Assisi.

La prima fase di restauro ha interessato due edifici, uno di fine Settecento (la cosiddetta “Casa Bianca”) e uno dei primi del Novecento (la “Casa Rossa”), oltre al receupero di un’area agricola con il ripristino dei tipici terrazzamenti, un uliveto, un orto e un frutteto, dove si agirà secondo i principi dell’agricoltura biodimamica. La produzione sarà curata direttamente da Fai Società Agricola.

Una volta a regime, il 60% del sistema di alimentazione energetica sarà rinnovabile, con pannelli fotovoltaici e sistemi di recupero delle acque.

L’orto didattico con piante a basse esigenze idriche

La seconda fase del recupero dell’area prevede la sua evoluzione in un ampio progetto culturale, per far conoscere ai visitatori come si viveva e lavorava ai tempi della piena attività del borgo: verranno inoltre messi a punto itinerari a tema, per esempio sulle orme di Eugenio Montale, che a Punta Mesco intitolò una poesia, e a partire dal 2017 sarà possibile anche soggiornarvi, in un agriturismo-rifugio.

La Fondazione Zegna è stata inaugurata nel 2000, costituita dalla famiglia Zegna per operare in campo sociale e culturale, focalizzandosi sulla conservazione dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile delle comunità locali, il sostegno alla ricerca medica e scientifica e l'istruzione e la formazione dei giovani. Nel 1993 il territorio già valorizzato dal fondatore, Ermenegildo Zegna, a partire dal 1930 nei dintorni del lanificio di Trivero, in provincia di Biella, è diventato l’Oasi Zegna, che nel 2014 ha ricevuto il patrocinio del Fai. Il gruppo ha chiuso il 2015 cvon un fatturato consolidato di 1,261 miliardi di euro, con una quota di export di oltre il 90%. Nel 2016 sono previsti completamenti e nuove aperture su mercati strategici, dal raddoppio del negozio in Bond Street a Londra, all’apertura a Berlino, a Istanbul, a Macao e Teheran.

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