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Non solo americani, al Castello di Casole sempre più turisti cinesi e…

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Non solo americani, al Castello di Casole sempre più turisti cinesi e indiani

Castello di Casole
Castello di Casole

Non c'è niente da fare: gli statunitensi hanno un'attrazione fatale per la Toscana. Arrivano, la vedono e la vogliono subito possedere. Che nel caso specifico significa trovare un casale, un borgo, un castello, andare dal notaio, e farlo proprio per trasformarlo in dimora o albergo. Negli anni scorsi, gli affari immobiliari con americani, inglesi e russi andavano così bene da cambiare il nome alla geografia. Chi infatti non ha sentito parlare di Chiantishire? Ma la microregione vinicola è troppo piccola per il mercato fiorente, e così i confini si allargano continuamente in tutte le direzioni, purché abbastanza vicini al famosissimo Chianti. Nel 2005, David Burden e sua moglie Sandy si innamorano del Castello di Casole , meravigliosamente posto sulla cima di un poggio tra viti, ulivi e cipressi, in Val d'Elsa, vicino a Siena, San Gimignano e Volterra. La tenuta era appartenuta al fratello di Luchino Visconti, e il regista vi trascorreva volentieri lunghi soggiorni tra contemplazioni e feste mondane, alle quali i saloni della dimora si prestavano perfettamente. Una storia affascinante a cui si aggiungeva un patrimonio straordinario: 1700 ettari di terra con casali sparsi e produzione di olio e vino di qualità. I Burden, proprietari dei Timbers Resorts , società immobiliare del Colorado che sviluppa, gestisce e vende boutique hotel e residenze di lusso per vacanze, hanno capito al volo che da quel podere poteva nascere un complesso turistico straordinario: l'albergo con ristoranti, piscina e spa nel castello, e una multiproprietà nei 28 casali sparsi nelle terre a perdita d'occhio. Il restauro è durato 7 anni, e finalmente nel 2012 ha aperto al pubblico il cinque stelle Castello di Casole, primo resort Timbers in Italia.

Nell'edificio principale sono state conservate le strutture, i pavimenti, i soffitti, tutto ciò che storicamente apparteneva alla casa padronale. Lo stile è quello country toscano, con ferri battuti e intonaci pastello, ma con il gusto di oggi creando ovunque un piacevole equilibrio tra ciò che già c'era e il nuovo. Diversamente le suite ricavate nella limonaia hanno uno stile molto contemporaneo, con grandi spazi, luci e arredi di design, che si ritrova anche nella spa e al ristorante con dehors nella corte decorata da una fontana opera d'arte.
Appena fuori dal castello, poco sotto le terrazze panoramiche e la piscina riscaldata (tutto l'anno), sono state realizzate altre nove suite modernissime firmate dall'architetto e artista milanese Alessandro Mendini. Spaziose, disegnate su misura, con colori e materiali naturali dentro, e un insolito quanto delizioso abbinamento marrone e rosa di muri e stipiti.
Alla cornice incantevole del borgo resort di respiro internazionale – l'inglese più dell'italiano è la lingua ufficiale - si aggiunge la piacevole sorpresa della cucina, questa sì italiana nel ristorante Tosca e nella trattoria-pizzeria Pazzia. Lo chef Daniele Sera, di madre toscana, già cuoca di famiglie nobili fiorentine, è lì dall'apertura e in tre anni ha avuto il tempo di realizzare il suo concept gastronomico genuino, basato «più sulla sostanza che sull'apparenza», dice. «Dobbiamo fare un passo indietro, basta spume e mousse, è ovvio che le sappiamo preparare. Secondo me si deve tornare a masticare». Quando dà la mano, si sente la durezza di chi lavora 10-12 ore al giorno; attacca alle sette, per sovrintendere alle prime colazioni, visto che quasi tutto arriva espresso dalla cucina, e stacca alle 23, dopo aver servito fino a cento menu degustazione in una sera. Spiega i suoi piatti in poche parole: «Se gli ingredienti sono buoni, il più è fatto». L'olio è quello della tenuta, c'è un piccolo orto che produce melanzane, peperoni, zucchine, e aromi, c'è il vino della casa di cui si occupa Paolo Caciorgna, enologo anche di Sting e Bocelli. Tutto il resto, il pesce soprattutto, è frutto di una ricerca di Sera in persona, che conta soprattutto sulla qualità della materia prima. Dalla cucina escono anche i piatti della trattoria, a parte le pizze, i gelati e sorbetti squisiti, i club sandwich e i internazionali del bar Visconti, dove la sera si servono i cocktail classici, come il Negroni e il Manhattan che il bartender Luca Corsini, prima all'hotel Il Pellicano di Porto Ercole, propone anche in un'inedita versione barricata.
È quindi piuttosto facile capire perché gli americani, e ora sempre più i turisti indiani e cinesi, si lasciano conquistare a prima vista dal Castello di Casole. Più difficile è capire perché gli italiani, che lo hanno a poche ore da casa, non approfittino di più di tanta bellezza a portata di mano.

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