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congiuntura

Pelletteria: in calo gli Usa, segnali di ripresa dall’Asia. Mipel al via il 3 settembre

«Le borse sono magiche»: iniziano e finiscono con queste parole le riflessioni di Riccardo Braccialini a pochi giorni dall’edizione estiva di Mipel, la fiera della pelletteria che si terrà a Milano dal 3 al 6 settembre, in concomitanza con quella delle calzature, il Micam. «Nei primi cinque mesi dell’anno c’è stata una lieve flessione dell’export, come era già accaduto nel primo trimestre – spiega il presidente di Mipel e dell’associazione di settore Aimpes –. Ma considerato tutto quello che è successo possiamo quasi dirci soddisfatti. Penso in particolare alla crisi della Russia, legata al perdurare delle sanzioni e al calo del rublo e del prezzo del petrolio. Poi c’è il rallentamento della Cina e del turismo per via degli attentati in Europa. Quanto all’Italia, i dati Istat sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, assai negativi, dicono molto più di tante statistiche».

Il cauto ottimismo di Braccialini però è legato ai segnali di inversione di tendenza che vengono da alcuni mercati: «Gli Stati Uniti stanno rallentando (-11,75% a 227,5 milioni), ma l'export verso la Russia, che nel 2015 si era dimezzato, nei primi cinque mesi è cresciuto del 4,77% a oltre 42 milioni. Ci vorrà molto tempo per recuperare il terreno perduto e le aziende che dipendevano quasi esclusivamente da questo mercato sono in profonda crisi o rischiano di chiudere. Non esistono al momento mercati in grado di compensare, ma siamo fiduciosi in una ripresa dell’Asia».

I dati danno ragione a Braccialini: Hong Kong, terzo mercato di sbocco della pelletteria italiana dopo Svizzera e Francia, ha chiuso i primi cinque mesi a 230 milioni (+4,79%). Il Giappone, quinto, a 193,5 milioni (+12,95%). Bene anche il Canada (+19,14%), che però, come il Messico, anch'esso in forte sviluppo, è ancora un mercato molto piccolo (19,1 milioni).

«Dobbiamo essere fiduciosi perché le borse italiane sono le più belle e desiderate al mondo nelle fasce di prezzo media, medio-alta e altissima – sottolinea Braccialini –. Non solo: è vero che le abitudini di acquisto di qualsiasi prodotto stanno cambiando e i Millennials (i nati dopo il 1980,ndr) sono molto più consapevoli dell’impatto sociale e ambientale delle scelte di consumo di ciascuno di noi. Ma le borse restano un oggetto del desiderio e l’acquisto è spesso basato sulle emozioni, non sui bisogni».

Al Mipel (10mila metri quadri di area espositiva) ci saranno circa 300 aziende e sono attesi oltre 12mila buyer internazionali. La pelletteria ha un ruolo importante nel sistema moda italiano: gli addetti sono 33mila per poco meno di 5mila aziende e nel 2015 il fatturato è stato di 7,2 miliardi, con un export del 90%.

«Sul pianeta ci sono circa 3,5 miliardi di donne. Viste le enormi disparità di sviluppo economico che, purtroppo, esistono nel mondo, solo il 30% di loro può permettersi una borsa come quelle che produciamo in Italia – conclude Braccialini –. Si tratta pur sempre di circa 500 milioni di consumatrici: quelle che ancora non conoscono il made in Italy vanno raggiunte e corteggiate, perché il fascino del prodotto bello e ben fatto è irresistibile. Certo, l’etichettatura di origine obbligatoria ci aiuterebbe e tutelerebbe contro i falsi, ma possiamo farcela comunque». Il presidente di Mipel e Aimpes assicura infine che prosegue con successo il lavoro del Comitato per la moda istituito all’inizio del 2016 da Carlo Calenda quando era viceministro dello Sviluppo economico prosegue. «Non eravamo mai riusciti a riunire a uno stesso tavolo 14 associazioni e fiere di settore: è solo superando gli individualismi che si esce dalla crisi».

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