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Damiani (gioielli) firma il rilancio dei vetri artistici Venini

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Damiani (gioielli) firma il rilancio dei vetri artistici Venini

Venini, storico marchio del vetro artistico fondato a Murano nel 1921, riparte dalla sinergia fra due famiglie. A gennaio 2016 è stata la famiglia Damiani - nata dal capostipite Enrico Grassi Damiani a Valenza Po nel 1924 - ad acquisire della quota di maggioranza del capitale sociale della vetreria, sinonimo di made in Italy nelle lavorazioni artistiche del vetro.

Le famiglie Chimento e Tabacchi, che avevano rilevato l’azienda nel 2001, sono rimaste nella compagine azionaria con il 40% e la famiglia Chimento continua a svolgere un ruolo operativo. Un matrimonio all’insegna di valori comuni, come la conoscenza del mondo del lusso e l’essere ambasciatori della tradizione italiana. Nel 2015 l’azienda ha fatturato 10 milioni e per quest’anno il risultato è «già in crescita», occupa circa 80 dipendenti ed è distribuita in tutto il mondo, specialmente in Europa, in Asia e nel Nord America. Può contare su un museo che raccoglie 45mila disegni e 4mila opere d’arte.

Una storia alla quale rende omaggio la mostra “Paolo Venini e la sua fornace”, a cura di Marino Barovier, appena inaugurata alla Fondazione Giorgio Cini. Opere di Venini sono esposte nei musei d’arte di tutto il mondo tra cui la Fondazione Cartier di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Metropolitan Museum e il Moma di New York e la Triennale di Milano. «Venini - spiega Guido Damiani, presidente Gruppo Damiani – è una realtà unica al mondo che vanta una tradizione di eccellenza, creatività, artigianalità made in Italy e unicità. Questi sono i valori chiave che da sempre guidano la società unitamente a una profonda passione per l’arte. Sono gli stessi punti di forza che da sempre caratterizzano il gruppo Damiani e la famiglia, uniti alla profonda passione per un’arte, quella orafa, che si tramanda di padre in figlio».

Nella fornace dell’isola veneziana - ricavata da un ex convento - i forni funzionano 24 ore al giorno, sette giorni su sette, salvo due pause (estiva e invernale) per le manutenzioni. Qui nasce la gamma di colori più completa, inclusi i famosi rossi, i più pregiati perché, oltre alla sabbia pura importata da Francia e Nord Europa, contengono oro.

Le giovani generazioni - Giulia e Silvia Chimento - hanno portato l’innovazione, a cominciare dai visori che, collegati al cellulare, danno a chi li indossa la sensazione di essere all’interno di un ambiente (la hall di un grande albergo, ad esempio) per facilitare i progettisti nella scelta di lampadari e pezzi di arredamento, dei quali si può apprezzare l’effetto finale. Un modo di facilitare il lavoro di architetti e designer. Silvia Damiani ricorda la tipicità di Venini, fondata non da veneziani, capace di attrarre talenti e collaborazioni prestigiose: l’avvocato milanese Paolo Venini, fondatore dell’azienda, fin da subito seppe far convergere su Murano artisti, architetti e designer di talento: Tobia Scarpa e suo padre Carlo Scarpa, la ceramista svedese Tyra Lundgren, i fratelli Fernando e Humberto Campana il pittore e stilista americano Ken Scott, Fulvio Bianconi e ancora il giapponese Tadao Ando, Gio Ponti, Gae Aulenti, Ettore Sottsass e Massimiliano Fuksas.

«A me - spiega Giuseppe Viola, ad - spetta il compito e la responsabilità di preservare e accrescere il patrimonio storico, artistico e culturale che quest’azienda ha creato in quasi cent’anni di storia. Sul futuro e sulla crescita dal fatturato ci siamo dati obiettivi ambiziosi, stimolati anche dai timidi ma evidenti segnali di ripresa del mercato domestico. In questo progetto di rilancio del marchio, la partecipazione del gruppo Damiani consente di rafforzare la presenza sui mercati internazionali che oggi rappresentano il 50% del fatturato. Il prestigio all’estero del marchio Venini, infatti, incoraggiano progetti di apertura e sviluppo di nuovi mercati».

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