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congiuntura

L’export traina i conti della moda femminile: bene l’Europa, in ripresa anche la Russia

La moda femminile italiana continua a crescere nonostante l'incertezza globale. A confermarlo sono i numeri: le imprese del comparto (che comprende vestiario e maglieria esterna, camiceria e confezioni in pelle) hanno chiuso il 2015 con ricavi per 12,8 miliardi di euro, in aumento del 2,5%, contro il più debole +1,4% messo a segno dal menswear. Le cifre, elaborate da Smi su dati Istat, sono state diffuse mercoledì a Milano in occasione della presentazione dell’ottava edizione di Super, salone organizzato da Pitti Immagine e dedicato al pret-à-porter che andrà in scena dal 24 al 26 settembre e per la prima volta al The Mall di Porta Nuova.

«Inauguriamo un nuovo corso - dice Raffaello Napoleone, ad di Pitti Immagine - anche grazie a una sinergia con Camera Moda che si inserisce appieno negli obiettivi del Comitato voluto dal ministro Calenda: i frutti della collaborazione tra istituzioni e soggetti del sistema moda cominciano a vedersi».

La manifestazione rappresenta un'occasione per fare il punto sull'andamento di un settore che, con ricavi pari al 24,4% dell’intero fatturato del tessile-moda, può essere considerato uno dei fiori all'occhiello dell'industria manifatturiera nostrana. Lo sanno bene le clienti straniere che sembrano apprezzare sempre di più le creazioni made in Italy. Se i consumi interni si sono confermati in calo (-2,9%), pur in leggera ripresa rispetto al 2014, a trainare i conti del settore sono i mercati stranieri: nel 2015 le esportazioni sono salite del 5% in valore, arrivando a superare i 7,7 miliardi di euro, pari al 60,4% del fatturato di settore, e generando un surplus commerciale di oltre 3,4 miliardi di euro.

Il 2016, anno che si è aperto con incognite rilevanti su più fronti, per la moda donna made in Italy è cominciato in modo positivo, almeno sul fronte export: tra gennaio e giugno le vendite oltre confine sono cresciute del 2,8% toccando i 3,9 miliardi di euro.

Il tasso di crescita del comparto è dimezzato rispetto a quello registrato nel primo semestre 2015 quando le esportazioni del settore moda donna avevano messo a segno un +7% rispetto allo stesso periodo del 2014 e comunque inferiore a quello dell’intero 2015: il rallentamento della corsa del made in Italy ai mercati esteri, emergenti e consolidati, si deve alla frenata di big player come Usa - terzo mercato, -1,4% nei primi sei mesi dell’anno - e di piazze dal potenziale elevato come Giappone (-1,2%) e Corea del Sud (-2%).

Resiste, invece, l’Europa, primo cliente della moda femminile italiana, che ha messo a segno un +4,9% contro un più pallido +0,6% dei mercati extracomunitari. Tra questi la Russia sta recuperando terreno: dopo il disastroso -30% dello scorso anno, nel semestre l’export verso Mosca è calato “solo” del 4,6%.

«La situazione è complessa, ma la crescita c’è - dice Napoleone -. Il mercato americano è meno dinamico del previsto, il Giappone è sotto le previsioni e la Russia è ancora negativa, ma il nostro Paese rimane un punto di riferimento importante a livello mondiale e, soprattutto, credo che all’estero ci sia voglia di marchi nuovi e di nicchia».

In questo contesto prenderà via un’ edizione di Super completamente rinnovata: l’organizzazione ha tagliato vistosamente il numero degli espositori arrivando a 140 marchi equamente divisi tra pret-à-poter e accessori e tra italiani e stranieri. Il focus di Super si conferma essere la ricerca, tra emergenti, moda e arte: accanto alla sezione dedicata ai nuovi talenti la manifestazione ospiterà un’installazione firmata da Rossella Jardini .

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