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I consigli di Instagram al popolo della moda: «Puntate su target precisi e osate con la creatività»

Avere le idee ben chiare è un vantaggio, e non solo nella vita in generale, ma anche su Instagram: è questo, in sostanza, il consiglio che il social, controllato da Facebook dal 2012, dà ai suoi utenti affinché le loro campagne abbiano successo sulla piattaforma. Consigli rivolti soprattutto al grande popolo della moda, aziende, retailer, influencer, appassionati, che da tempo ormai hanno eletto Instagram a social preferito.

Proprio a loro Instagram ha appena dedicato il minisito “Fashion Feed”, che insieme a interessanti statistiche sull'uso di Instagram da parte del fashion, dà anche indicazioni precise per sfruttare al meglio le sue potenzialità: dunque, target chiaro,osare con la creatività, tre post al giorno da caricare fra la mattina e la fine della giornata (a notte fonda può andare perso) e soprattutto contenuti video, le cui visioni sono aumentate del 150% negli ultimi sei mesi.

Il risultato è garantito, l'azienda lo prova con cifre alla mano: il 50% degli utenti di Instagram segue un'azienda e il 45% di questi segue un brand di moda. Un utente su 3 ha comprato un articolo dopo averlo visto su Instagram; e, soprattutto, il 70% delle campagne che mettono a disposizione pulsanti “call to action” (la possibilità di entrare nel sito del brand, fare shopping o iscriversi a una newsletter) ha registrato un aumento delle azioni da parte degli utenti, il 78% di quelle che puntavano a far scaricare una app ci è riuscito e il 58% delle campagne legate al sito web del marchio hanno generato un aumento delle vendite online. Le immagini di Instagram, inoltre, sono percepite come due volte più creative e 2,8 volte più evocative di quelle postate su altri social.

Tutto ciò anche grazie a strumenti ad hoc come Boomerang, Hyperlapse e le nuove Instagram Stories (che vivono 24 ore come i post su Snapchat): «Carrera ha usato il tool “Carousel” per lanciare la sua nuova collezione di occhiali - spiega Valerio Perego, sales manager Facebook e Instagram -: ha raggiunto 2,9 milioni di utenti, un aumento del 41% dell'adv recall e dell'11% del ricordo del lancio della nuova collezione».

Nonostante i limiti dell’economia digitale in Italia - cioè un e-commerce poco diffuso, la scarsità di banda larga - le aziende italiane della moda «sono molto attive e abili nell'usare le potenzialità offerte da Instagram - prosegue Perego -: va anche detto che noi viviamo solo nella dimensione mobile, in cui l’Italia è al livello dei Paesi più “digitali” come Gran Bretagna e Stati Uniti».

Un’osservazione che trova peraltro conferma dai dati di comScore, che a luglio ha diffuso una ricerca relativa al primo trimestre 2016, mettendo in evidenza che in aprile, dei possessori di smartphone, il 28,3% lo ha usato per fare shopping, contro il 24,4% di un anno prima. E proprio la moda è la tipologia più acquistata, con un 35% di tutti gli acquisti, ancor prima dell’elettronica.

In Italia Instagram ha 9 milioni di utenti, in maggioranza giovani, una cifra considerevole per un Paese poco digitale e con un'età media alta: «Su Instagram il 75% di chi segue un brand di moda ha meno di 34 anni», nota Perego. Dunque, il social è il regno dei Millennials e della Generazione Z, le fasce di consumo più difficili da conquistare per i brand della moda e del lusso, ma anche le più preziose: «In questo senso Instagram è l'ambiente ideale per interagire con questi consumatori - dice il manager - perché sulla nostra piattaforma riescono a esprimere al meglio la loro creatività e la loro voglia di condividere».

Creatività che porta ricavi, come rivela un recente report di eMarketer, per il quale nel 2017 le entrate pubblicitarie di Instagram raggiungeranno i 2,81 miliardi di dollari, circa il 14% del totale di quelle della parent company Facebook, in deciso aumento rispetto alla quota del 9,5% prevista per il 2016. Anche se gli Stati Uniti restano il primo Paese per diffusione del social, la nuova frontiera è l’Asia-Pacifico, «l’area dove stiamo crescendo più velocemente», conclude Perego.

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