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calzature

Valleverde punta alla clientela più giovane: obiettivo 2mila negozi in Italia e 20 milioni di fatturato

Sono passi misurati alla gamba di un imprenditore calzaturiero di lungo corso quelli con cui Elvio Silvagni, il nuovo patron di Valleverde, si sta avvicinando a un target di clientela più giovane per arrivare a coprire 2mila negozi in Italia entro un paio d’anni, raggiungere i 20 milioni di fatturato e poi varcare i confini nazionali.

Sempre con la stessa filosofia di mettere ai piedi calzature comode ma alla moda che ha portato a un successo mediatico e di mercato senza precedenti la fabbrica di Coriano, entroterra riminese, fondata da Armando Arcangeli nel 1970, arrivata al suo apice a cavallo del Millennio (con testimonial come Eddie Irvine, Kevin Costner e Pelè) e fallita rovinosamente cinque anni fa. Silvagni punta ora su linee più trendy per lei e più sportive per lui e su strategie oculate di sviluppo.

In tutto sono però una ventina i milioni di euro che l’imprenditore ravennate ha messo sul piatto per il salvataggio e il rilancio del brand di Coriano, tra asta giudiziaria, rinnovo delle tecnologie nei 10mila metri quadrati di stabilimento, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, marketing e reti commerciali. «Conto di rientrare dell’investimento nel giro di 8-10 anni», precisa Silvagni. Fedele alla strategia dei piccoli passi e di un controllo serrato dei processi di lavorazione (sfruttando sinergie con i tre impianti Silver1 tra Italia, Romania e Slovacchia), che è il miglior antidoto contro i rischi di sovraindebitamento che hanno affossato i suoi predecessori. Silvagni non ama i proclami e sorride all’idea di tornare rapidamente ai 2,2 milioni di scarpe prodotte da Arcangeli poco prima del tracollo del 2011, quando per fare cassa arrivò a cedere il brand Valleverde in Cina al colosso Aokang (36mila negozi, ma neppure un paio di scarpe prodotte in Italia) o di essere il nuovo artefice di un grande polo italiano della calzatura comoda, come annunciò il gruppo bresciano Lones con le nozze tra Fly Flot,Valleverde e Sanagens, altro progetto fallito tre anni fa.

«Nelle prime due stagioni siamo arrivati a produrre 300mila paia di Valleverde, 60% donna, 40% uomo e continueremo gradualmente ad aumentare sia i volumi sia la rete distributiva – prosegue il titolare – lasciando però fare ad altri il mestiere di aprire negozi, noi siamo artigiani calzaturieri (resteranno i due storici monomarca a Coriano e Milano, ndr). La nostra scommessa è combinare la filosofia del benessere con linee più contemporanee, adatte anche ai quarantenni e contenere i prezzi in una fascia media tra gli 80 e i 140 euro».

Silvagni ribadisce i claim scritti nel Dna del marchio Valleverde, che all’ultimo Micam ha mostrato come paillettes, zeppe e trafori ben si coniughino con pianta e calzata comode e tacchi mai sopra gli 8 cm. «Solo quando saremo a pieno regime in Italia ci avventureremo sui mercati esteri, un altro mestiere che non si improvvisa – rimarca Silvagni – cominciando dai Paesi in cui siamo già presenti con Goldstar, tra bacino mediterraneo e mercati di lingua tedesca».

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