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congiuntura

Non si ferma la frenata dell’export svizzero di orologi: agosto in calo dell’8,8%

(Reutes)
(Reutes)

Continua la discesa dell'export elvetico di orologi. Reduci dagli anni precedenti di boom, dalla fine del 2015 le esportazioni rossocrociate nel settore hanno iniziato una contrazione che non è ancora terminata, come confermano i dati di agosto. Il rallentamento di alcuni mercati importanti e la forza del franco, che crea problemi anche ad altri settori dell'export svizzero, si fanno sentire. Nel mese, però, alcuni dei mercati principali hanno registrato il segno più: sono Cina, Regno Unito e Singapore, mentre tutti gli altri si sono mossi in negativo. Limita i danni l'Italia, con una flessione molto contenuta.

In agosto dunque l'export di orologi svizzeri (la Svizzera è il maggior polo orologiero mondiale a livello di fatturato ed esporta il 90% circa dei suoi prodotti) è stato pari a 1,35 miliardi di franchi, l'8,8% in meno rispetto allo stesso mese del 2015; è il quattordicesimo mese consecutivo di calo. Guardando alle fasce di prezzo, si può vedere come in agosto la contrazione abbia riguardato in sostanza solo la gamma alta, cioè gli orologi con un prezzo all'export superiore ai 3mila franchi. Per le gamme medie, con prezzi compresi tra i 200 franchi e i 3mila franchi, c'è stata invece una crescita. Stabile la gamma dei prezzi sotto i 200 franchi.

Uno sguardo ai dieci mercati maggiori mostra ancora in calo l’export verso Hong Kong (-28,7%) e gli Usa (-12,4%). Invece Cina (+29,1%, grazie anche a un effetto statistico legato alle cadute dell'anno scorso) e Regno Unito (+23,5%, grazie anche ai forti ribassi della sterlina che aiutano gli acquisti dei turisti) sono nettamente positivi. Germania (-14,7%) e Giappone (-27,1%) in contrazione, mentre Singapore ha il segno più (+8,5%). L'Italia in leggera flessione (-0,9%), mentre le discese sono più consistenti per la Francia (-24%) e per gli Emirati arabi uniti (-12%).

I dati sull'export, forniti dalla Federazione dell'industria orologiera svizzera (FH), danno anche la fotografia dei primi otto mesi del 2016. Nel periodo gennaio-agosto di quest'anno le esportazioni elvetiche del settore sono state di 12,48 miliardi di franchi, il 10,9% in meno rispetto a dodici mesi prima. Nella top ten dei mercati, solo il Regno Unito (sesto) nel periodo ha mantenuto un seppur contenuto segno positivo (+0,4%). Per il resto, ci sono flessioni di vario grado: Hong Kong -27,6%, Usa -10,4%, Giappone -2,8%, Cina -9,6%, Italia -8,6%, Germania -8,7%, Francia -18,4%, Singapore -11%, Emirati arabi uniti -0,9%.
La Federazione dell'industria orologiera ha espresso il mese scorso un cauto ottimismo per il bilancio dell'export a fine anno, basandosi anche su una valutazione che vede la Cina in via di stabilizzazione.

Ma fare pronostici più precisi resta per il settore naturalmente molto difficile nell'attuale quadro mondiale, caratterizzato da tensioni geopolitiche e dagli effetti del terrorismo, oltre che da una crescita economica a macchia di leopardo, molto differenziata a seconda dei mercati e delle aree.

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