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Giorgio Armani e lo charme metropolitano, da Versace atletismo seducente

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LE SFILATE

Giorgio Armani e lo charme metropolitano, da Versace atletismo seducente

In tempi di ambiguità genderless e uomini che abbracciano senza timori le proprie debolezze, anche estetiche - erroneamente considerate femminili, o femminee - le donne cosa fanno? Riscoprono il potere affermativo del sexy: meno sfrontato che in passato, ma ugualmente carnale. Questo è uno dei messaggi forti delle sfilate milanesi. Notevole, non ultimo, perchè tra i sostenitori irriducibili si schiera, a sorpresa, Giorgio Armani, lo stilista che ha convinto le donne della necessità del blazer, sostanzialmente vestendole da maschi. Incoerenza? Niente affatto. È dei grandi la capacità evolvere le formule e rompere gli schemi, in primo luogo quelli auto-imposti.

«Ho il dovere di aggiornare il mio modo di vedere la moda - racconta Armani, determinato -. Uscire dai propri binari è difficile, e può anche alienare una parte del pubblico, ma è una urgenza cui non voglio rinunciare. Questa stagione ho interpretato lo charme, inteso come eleganza, seduzione e mistero, a modo mio, contestualizzandolo nel presente e nella metropoli. Mi sono liberato delle costrizioni, ma lo stile è sempre il mio, perchè sono convinto che bisogna svolgere, non stravolgere». Il sexy armaniano non ha nulla di sfrontato, infatti, nonostante i top nude-look. È un melange di echi etnici, concretizzati in velature leggere che rivelano e intrigano. Non manca la giacca, più leggera che mai, ma veri protagonisti sono gli shorts, perchè ad Armani basta scoprire le gambe per sedurre. Il suo morbido rigore, insomma, è sempre lì.

Chi nel potere femminile - inteso come seduzione predace - non ha mai smesso di credere è Donatella Versace, che dedica lo show alla forza delle donne e manda in passerella un plotone di supermodel di ogni età vestite in quella che è la sua interpretazione dell'atletismo dilagante. L'effetto è dirompente: un nuovo Versace sportivo e performante, ma pur sempre anatomico e sfrontato, che glorifica il corpo ma non lo rende oggetto. Perché per Donatella Versace è la donna che decide come esporsi, e lo fa in primo luogo per se stessa.

Le lolita di Giamba, la linea giovane e birichina di Giambattista Valli, si aggirano svagate per i saloni broccati di Palazzo Litta vestite, se non proprio svestite, di abitini impalpabili e cappotti di broccato. La loro forza sta nell'innocenza perversa: un topos classico che da sempre attrae e intriga le fantasie maschili.

Controcorrente, da Diesel Black Gold, Andreas Melbostad ammorbidisce il tono solitamente tagliente e inietta dosi decise di romanticismo. Il clash di militare e poetico è calibrato: i codici della linea ammiraglia di casa Diesel - pragmatismo, ricerca maniacale del dettaglio, dinamismo, alto livello della realizzazione - ci sono tutti, ma la spinta in avanti è decisa.

La nomade di Etro viaggia nel tempo e nello spazio per vivere l'oggi. Attraversando epoche e culture vestimentarie con la libertà di associazioni che è di questo tempo, Veronica Etro compone un melange di languori anni venti e caftani opulenti, di atletismo e motociclismo. Protagorista autentico è il decoro, come sempre da Etro, ma il contesto adesso è la strada, e l'equilibrio si rinnova.

Da Sportmax le righe e i volumi decisi carattetizzano abiti ad alto impatto visivo, con qualche debito di troppo nei confronti di altri marchi - Proenza Schouler, Marni - ma progettati con stile ed eleganza. Volumi immensi e stampe feline da Krizia, dove si avvia finalmente il reset del codice, mentre da Marco de Vincenzo l'elegante sperimentalismo che ha reso il giovane designer leader della nuova generazione trova un tono leggero e vicino alla strada.

Nuovo formato di presentazione, in fine, per Tod's: tableau con modelle si mescolano a piccoli set interattivi con i prodotti. Una esperienza avvolgente che fa da cornice ad una collezione di classici senza tempo che celebrano il saper fare italiano e il gusto della materia eccellente.

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