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Marinella punta all’export e lancia la collezione Archivio

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marchi storici

Marinella punta all’export e lancia la collezione Archivio

Fiumi di parole, secoli – se non millenni – di opere letterarie, teatrali e musicali. Nel tentativo di raccontare Napoli o almeno di coglierne l’essenza. Ma è un’impresa impossibile: troppe le sfaccettature della città e dei suoi abitanti. Troppe le contraddizioni e i misteri. Una strada per arrivare al cuore di Napoli può essere forse lo storico negozio di cravatte aperto da Eugenio Marinella nel 1914.

«Dove finisce la logica, inizia Napoli», dice allegro ma non compiaciuto Maurizio Marinella, amministratore unico dell’azienda. Il nipote del fondatore aggiunge di avere una speciale affinità con il Giappone, da sempre uno dei primi mercati per le cravatte e tutte le altre collezioni di accessori e abbigliamento maschile del brand. «Quando osservo i giapponesi provo ammirazione e un pizzico di invidia per il rispetto che mostrano persino tra sconosciuti, per il loro Paese e per tutto ciò che li circonda. Ma devo aggiungere che quando vengono a Napoli scoprono in sé una vitalità diversa e si lasciano persino andare a qualche trasgressione».

In poco più di 100 anni il negozio di piazza Vittoria sulla Riviera di Chiaia – uno dei più bei lungomare del mondo – si è trasformato nel simbolo di un’azienda che produce artigianalmente a Napoli e dintorni e vende in tutto il mondo. Fino a poco tempo fa la boutique è stata anche il negozio con il record mondiale di vendite per metro quadro. «Quando abbiamo visto la richiesta e il successo per gli altri accessori in seta, l’abbigliamento da uomo e da donna, per le borse e la piccola pelletteria – spiega Marinella –. Abbiamo acquistato un grande spazio sopra al negozio. Ma nessuno rinuncia, ancora oggi, a fare acquisti o a chiedere consigli all’antico bancone, che è stato la mia scuola fin da quando ero bambino, come era successo a mio padre Luigi, figlio di Eugenio».

Destino diverso per la quarta generazione: «Mi sono laureato anch’io, ma la mia vera università è stata il negozio, l’osservazione dei clienti, i racconti di mio padre e mio nonno e l’esperienza dei commessi. Mio figlio invece è concentrato su studi universitari veri e propri. Credo sia giusto così, ma ha già espresso il desiderio di entrare in azienda, una volta presa la laurea e dopo aver fatto altre esperienze, anche all’estero». Il fatturato di Marinella ha superato i 15 milioni (20 comprese le royalty) e nel 2016 è cresciuto a doppia cifra. Oltre al negozio di Napoli, ce ne sono due a Milano e Londra e uno a Lugano, Tokyo e Hong Kong, accanto alla distribuzione in multimarca e department store di fascia altissima in tutto il mondo. L’export è di circa il 35%, cresce a sua volta a doppia cifra e nel 2016 sono aumentate le vendite di ogni categoria, dalle camicie alle borse da donna.

Da pochi giorni è stata lanciata la collezione Archivio: cravatte fatte con la fantasie usate tra il 1930 e il 1980. «Le cravatte sono la nostra passione, a loro dobbiamo successo e fama e teniamo moltissimo all’artigianalità e al rapporto qualità prezzo – sottolinea Marinella –. Il su misura costa di più, ma le cravatte che abbiamo in negozio costano tutte 110 euro e quelle della collezione Archivio 180 euro. Le fantasie sono vintage, però abbiamo rivisto il taglio per renderle più contemporanee e i clienti potranno ad esempio scegliere il tessuto del loro anno di nascita o comunque di un anno che ha un significato personale particolare».

Sull’e-commerce Marinella è scettico: «Ogni cliente, che sia nuovo o di lunghissima data, entra nei nostri negozi e viene accolto con sorrisi e calore. A Napoli anche con caffè e sfogliatella... Su internet non si può fare! Usiamo il phone commerce, invece. I clienti che proprio non possono venirefisicamente ci chiamano e noi spediamo in tutto il mondo. Un canale che vale il 10% delle vendite, tra una chiacchiera e l’altra».

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