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In vacanza ad Aruba, tra lezioni di danza e pittura, per un bagno con…

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nel cuore dei caraibi

In vacanza ad Aruba, tra lezioni di danza e pittura, per un bagno con i fenicotteri

Il giallo, di una tonalità pastello, si stempera nei colori forti del tramonto nel deserto, nei muri delle case e negli arredi delle abitazioni chic e alternative degli artisti di nome che hanno scelto Aruba come patria adottiva, oppure ci sono nati. Anche l’insolita casa di Alydia Wever, che gli stessi Wever hanno costruito personalmente utilizzando materiali dell’isola, non lesina i toni del giallo; e i suoni dei tamburi da steel band nel grande salone rendono ancora più magica la notte che scende nel deserto di cactus. Alydia (alydia.weber/fb ) è danzatrice di fama internazionale e offre ai viaggiatori più curiosi lezioni di danze tipiche dell’isola, a volte ripescate dagli archivi storici e con gran profusione di influenze africane, latine, europee, nel tipico stile delle Antille, al suono di tambu e tuba, gli strumenti tradizionali.

A lezione dagli artisti. Le lezioni di Alydia sono riservate a gruppi piccolissimi, talvolta anche solo una coppia, e per questo la lista di prenotazione è molto lunga, ma altrettanto richiesta dai vip in vacanza nell’isola. E sono una delle tre perle in grado di rendere una vacanza ad Aruba un’esperienza decisamente diversa da una semplice vacanza ai Caraibi.
L’altra sono le lezioni di lavorazione del vetro colorato di Marian Abath, altra artista riconosciuta e il cui marito, Ciro, ha allestito una mostra permanente nell’aeroporto dell’isola . Poi ci sono le sessioni di pittura guidata con la bellissima e conosciuta Vanessa Paulina nel cortile del museo di Oranjestad, la capitale dell’isola, all’ombra della torre dell’orologio, simbolo stesso della città, i cui edifici di derivazione olandese (si tratta di un protettorato dei Paesi Bassi) e dipinti di rosa e azzurro sembrano la copertina di una guida turistica.

L’oro verde. Molto più noto è il cosiddetto “oro verde” dell’isola delle Antille olandesi, vale a dire l’aloe vera: si dice che la produzione di Aruba sia la migliore del mondo, con caratteristiche che lo rendono unico e richiesto per scopi terapeutici e medicinali. Probabilmente a rendere questo aloe tanto speciale è l’aridità dell’isola, dove non piove praticamente mai, alla faccia degli stereotipi delle isole caraibiche pullulanti di palme, jungla e umidità: Aruba è a tutti gli effetti un’isola desertica, secca, di fronte al Venezuela ma piazzata in mezzo a un incrocio di fattori che la tengono lontana dalle piogge. E dagli uragani. A base di aloe vera è anche l’ormai famoso “Aruba Suite Escape” di Danovick van der Linden, conosciuto semplicemente come Danny, che con questo cocktail ha partecipato e vinto a diverse manifestazioni internazionali e particolarmente richiesto dagli atleti habituè dell’isola, tra cui i più famosi player della League americana, ma anche molti calciatori olandesi e inglesi (e qualche italiano). Un ingrediente in più dello slogan di Aruba, “One happy Island”, che si declina nei sorrisi dei nativi e nella gentilezza verso il viaggiatore.
Spa-parazzarsi. Ed è sempre l’aloe vera a tentare di indulgere in lunghi pomeriggi nella Spa. L’hotel Renaissance di Oranjestad è luogo di attrazione di personaggi famosi e non, ma comunque in cerca di una vacanza relax dai sapori particolari. I trattamenti della sua Spa richiamano sempre l’aloe vera, che utilizzano con svariate declinazioni, e la sua isola privata è di quelle esperienze da ricordare tra tanti viaggi.

Bagno con i fenicotteri. Riservata rigorosamente agli ospiti dell’hotel, si raggiunge solo via mare. Qui, sdraiati su un lettino o pigramente dondolati dalle onde trasparenti, si divide la spiaggia con un gruppo di fenicotteri rosa, che si differenziano dagli europei per l’intensità della colorazione del piumaggio, quasi a sembrare dipinti. Sono liberi, anche di volare via, ma ormai risiedono qui perché gli ospiti li alimentano personalmente e, dopo una certa ora, l’isola torna deserta, senza più alcun fattore che possa disturbarli. Così sembra quasi che vogliano copiare le posizioni dello yoga impartito ogni giorno ai bordi del mare, in pose plastiche e principesche.
Una vacanza o un viaggio ad Aruba consentono di disintossicarsi senza annoiarsi o abbandonarsi per forza sulla spiaggia.

Active holiday. Le lezioni di danze tradizionali, pittura e lavorazione del vetro citate possono alternarsi per esempio con divertenti tour dell’isola in mountan bike. Un’esperienza liberatoria, mettendosi alla prova sui sentieri sterrati dell’isola, tra dune di sabbia e deserto, accompagnati da una guida. Si può anche noleggiare un intero veliero, con tanto di capitano ed equipaggio, coccolati da cocktail allo champagne e manicaretti da chef. Oppure scalare la montagna dell’isola partendo al buio per vedere sorgere il sole dalla cima, sorpresi da tanti runner che salgono di corsa.

Le spiagge “must”. Le spiagge di Aruba sono le classiche da screensaver caraibico: mare turchese, quasi sempre piatto anche con il vento, sabbia corallina, poche persone grazie all’ampia estensione che aiuta ad allontanarsi dalle aree un po’ più frequentate vicine agli hotel. Tre quelle da non perdere: Eagle beach, Baby beach (così chiamata perché tanto calma da sembrare una piscina per bambini) ed Arushi: qui è anche possibile dedicarsi tutti i giorni al Tai Chi, grazie alla scuola professionale residente sull’isola. Almeno un tramonto va dedicato ai due Fofoti Tree, i centenari alberi simbolo dell’isola cresciuti in mezzo alla sabbia di Eagle beach, che sembrano essere stati appositamente piazzati per suggestive sessioni fotografiche al calar del sole.

Cenare scalzi. E, da lì, a piedi, camminando a bordo acqua, spostarsi al Passions Restaurant, decisamente chic. A piedi nudi, sulla spiaggia, viziati da tovaglie candide e alla luce delle torcie e delle candele, si termina di assoporare il tramonto per godersi il cielo tappezzato di stelle. E, naturalmente, piatti gourmet. Un’altra sera è da riservare all’Hostaria da Vittorio, celebre ristorante italiano dove non è un caso incontrare giocatori famosi e che utilizza solo ingredienti freschissimi e prodotti italiani certificati, impresa non proprio facile a queste latitudini.
Il turismo di massa ad Aruba non è arrivato e probabilmente non arriverà mai. Le offerte sono rare e il budget da mettere in conto non è adatto a chi cerca last minute e risparmi e nemmeno a chi è in cerca di divertimenti fino al mattino; One Happy Island però ha il raro pregio di farsi ricordare - dicono gli habituè - anche a distanza di anni, con quel suo mix di esperienza caraibica e taller su misura, wellness al sapore di aloe e sport attivo (un’intera area è dedicata agli appassionati di kite surfing), ispirazioni artistiche e tranquillità. Insomma, un’isola che sfata la convinzione che ai Caraibi, per non annoiarsi, bisogna andare in coppia.

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